Anatomia di una caduta

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Anatomia di una caduta

Sandra è sospettata dell'omicidio del marito. L'unico testimone della morte dell'uomo è il figlio non vedente della coppia.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Anatomie d'une chute
Attori principali: Sandra Hüller, Swann Arlaud, Milo Machado-Graner, Antoine Reinartz, Samuel Theis, Jehnny Beth, Saadia Bentaïeb, Camille Rutherford, Anne Rotger, Sophie Fillières, Julien Comte, Pierre-François Garel, Savannah Rol, Iliès Kadri, Vincent Courcelle-Labrousse, Cécile Brunet-Ludet, Nesrine Slaoui, Antoine Bueno, Anne-Lise Heimburger, Wajdi Mouawad, Sacha Wolff, Kareen Guiock, Arthur Harari, Marie Brette, Christophe Devaux, Jefferson Desport, Nola Jolly, Emmanuelle Jourdan, Isaac Abballah, Judicaël Ajorque, Nicholas Angelo, Marie-Laure Aumis, Laura Balasuriya, Alexandre Bertrand, Jean-Pierre Bertrand, Cécilia Bongiovanni-Lefebvre, Jean-Claude Calbet, Florent Chasseloup, Sandrine Chastagnol, Betty Desmier, Justine Dulary, Philippe Jubien, Cyril Karenine, Maud Martin, Romaric Maucoeur, Fabien Perrot, Christophe Léon Schelstraete, Rose Thibault, Mostra tutti

Regia: Justine Triet
Sceneggiatura/Autore: Justine Triet, Arthur Harari
Fotografia: Simon Beaufils
Costumi: Isabelle Pannetier, Isabelle Pannetier
Produttore: Marie-Ange Luciani, David Thion
Produzione: Francia
Genere: Drammatico, Poliziesco
Durata: 152 minuti

Dove vedere in streaming Anatomia di una caduta

L’ambigua realtà / 1 Marzo 2024 in Anatomia di una caduta

Un film sull’ambiguità del reale, Anatomia di una caduta concede poco al genere classico del mystery in cui l’investigatore è chiamato a scoprire “chi è stato”. Qui i fatti sembrano nascosti dietro una cortina di interpretazioni contrastanti: ogni prova, ogni ricostruzione degli eventi finisce per essere rovesciata da un’altra prova o da un’altra ricostruzione; la realtà di ciò che è successo davvero sembra irraggiungibile. Detto questo, mi sembra anche però che in qualche modo il film privilegi sottilmente una delle due interpretazioni, il che minerebbe almeno in parte la sua stessa premessa; ma è veramente così, o questa è solo la mia interpretazione, soggettiva anch’essa? In effetti, qualche spettatore sembra aver avuto un’impressione opposta alla mia.

Quello che è certo è che un tribunale non può in questa ambiguità che decidere in un modo solo. Il film è utile anche per far riflettere su come la giustizia viene talvolta amministrata: è giusto che il pubblico ministero si comporti da vero e proprio “avvocato dell’accusa”, invece che da imparziale indagatore dei fatti?

Il film ha quasi solo pregi; la sua ricostruzione di un’infelicità domestica è a tratti commovente. Bella la scena in cui il padre parla con la voce del figlio che ricorda la conversazione e la ripete nell’aula. Tra i pochi difetti, un bambino a tratti troppo maturo per la sua età e una lunghezza forse un po’ eccessiva. Sandra Hüller è incredibilmente brava. Una menzione anche al cane Messi, che interpreta Snoop: se ci fosse un Oscar per il migliore animale sarebbe suo di diritto.

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Non mi ha convinto / 25 Febbraio 2024 in Anatomia di una caduta

Ho visto questo film molto incuriosita dalle recensioni entusiaste che leggevo un po’ dappertutto. La visione è stata gradevole, tranne nella parte iniziale dove la musica è talmente forte e ossessiva da risultare molto fastidiosa. Il film è ben recitato, ma non ho trovato quell’ emozione che mi aspettavo. Non mi ha entusiasmato, probabilmente perché mi sono un po’ stancata di questa tendenza dei film che finiscono senza un vero e proprio finale chiaro ed esaustivo. Non sempre (o non tutti) gli spettatori amano immaginare un finale, un senso, e non per tutti i film. Certamente però darei un Oscar meritatissimo al cane, davvero incredibile!
Difficile seguire le parti (lunghe!) in cui la protagonista non è tradotta in italiano, e nemmeno coi sottotitoli, che per chi non ha padronanza della lingua inglese può diventare un problema nel seguire la trama. In complesso un film sì gradevole, ma che non mi ha convinto.

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Fino a prova contraria… / 10 Gennaio 2024 in Anatomia di una caduta

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Samuel Maleski viene trovato morto dal figlio Daniel mentre passeggiava con il cane nei boschi dello chalet dove vivono. In casa c’era solo Sandra Voyer, sua moglie.
Si tratta di suicidio o omicidio?
Questa in soldoni la trama dove il processo è il fulcro del film.
Escono fuori i problemi della coppia e le loro incomprensioni. I loro caratteri che faranno vedere i protagonisti in chiavi diverse, a volte vittime e a volte carnefici, ma con sempre la stessa domanda che veleggia nella sala cinematografica: è stata Sandra o si è suicidato?
150 minuti che volano.
La visione finale a mio parere risulterà chiara ovviamente supportata dalla giuria che decreterà la sentenza.
Quello che rimane però sono le sensazioni che non lasceranno con il dubbio il figlio Daniel che non saprà mai cosa sia veramente successo e la stessa Sandra che vivrà con il dubbio di cosa penserà per il resto della sua vita suo figlio di lei.
“Voglio che tu sappia una cosa. Non sono un mostro”
Sono sensazioni che quasi esulano dal responso del tribunale.
Bravissimi tutti i protagonisti.
Veramente un bel film.
Ad maiora!

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Thriller psicologico molto equilibrato ed efficace / 30 Ottobre 2023 in Anatomia di una caduta

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il film della Triet, Palma d’Oro a Cannes 2023, è costruito in modo egregio, per instillare dubbi e scatenare riflessioni nel pubblico.

La messinscena è scarna ed essenziale, azzardo naturalistica.
La “caduta” del titolo non è solo quella dell’uomo ritrovato cadavere nella neve. È anche, forse, soprattutto, quella di una relazione sentimentale piombata nel baratro delle recriminazioni continue e infinite, autorigeneranti. Quando è iniziato il loop? E vai, scava, scava, scava, per trovare motivazioni più o meno serie all’acredine.
Solo che, come accade nei procedimenti legali, i fatti privati diventano pubblici.
Non credo che sia un caso che, per materiali in uso e disposizione degli arredi, l’aula del tribunale dove si svolge la parte centrale del film ricordi le antiche sale anatomiche.

Nel corso del film, che, in sostanza, a voler parlare di generi cinematografici, è un legal thriller psicologico, lo spettatore è un membro della giuria chiamato a prendere una posizione razionale e motivata nei confronti dell’accusata, avendo a disposizione lo stesso materiale indiziario e documentario fornito alla corte (benché il pubblico cinematografico possa vedere alcune scene “extra” – per esempio, i dialoghi con l’avvocato – ha a disposizione gli stessi elementi di giudice e corte, per trarre – eventualmente – le proprie conclusioni).
La risoluzione del processo è, appunto, pieno appannaggio della razionalità.

Infatti, come – in modo incredibilmente brillante – argomenta il giovane figlio dell’accusata, laddove non sopperiscono le prove oggettive, quale sarebbe il movente? Qui, esso appare molto labile, per sostenere una condanna giuridica.
Ma Sandra (la brava Sandra Hüller) è un personaggio correttamente ambiguo ed è l’unico (oltre al morto) a sapere effettivamente della propria colpevolezza o meno.
Il film si mantiene in perfetto equilibrio, narrativo e formale, per non far propendere lo spettatore a favore di nessuna teoria solutoria, tra quelle possibili.
La sua ambiguità complessiva mi ha ricordato (positivamente) quella del film Il sospetto di Vinterberg (2012).

Con una specie di calcolata nonchalance, Anatomia di una caduta lavora ai fianchi chi guarda anche parlando di stereotipi di genere. Al termine della proiezione, all’uscita del cinema, ho colto un brandello (decontestualizzato, certo) di una conversazione tra spettatori. Uno di loro, un uomo italiano più o meno coetaneo del morto nel film, stava dicendo: “Comunque, lei era insopportabile”. Ho avuto l’impressione che il signore si stesse esprimendo in modo pregiudizievole.
Personalmente, credo che entrambi i membri della coppia protagonista siano insopportabili, come è normale che sia, perché entrambi hanno richieste ed esigenze egoistiche che non sempre, per volontà o incapacità del partner, l’altro/l’altra non può o non vuole soddisfare.
Dal canto mio, alla luce di quanto raccontato, sono incline a pensare che il marito, afflitto da una forma di depressione non curata, si stesse adoperando per esasperare e colpevolizzare la moglie in modo passivo aggressivo, affinché lei se ne andasse. Cosa sia successo, in definitiva, non lo so. Ma seguo la logica giuridica e, in mancanza di prove materiali, fino a prova contraria, appunto, Sandra è innocente.

Eppure, il dubbio non m’abbandona.
Brava Justine Triet, così (cinematograficamente parlando) si fa.

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