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Unbroken

/ 20147.1171 voti

Il voto sarebbe un 6.5 / 17 Gennaio 2019 in Unbroken

Un discreto film diretto da Angelina Jolie e tratto dalla vera storia di Louie Zamperini.
Louie (Jack O’Connell) è un giovane sbandato italo-americano che, su suggerimento del fratello, scopre nell’atletica di mezzofondo una valvola di sfogo. Parteciperà alle Olimpiadi di Berlino nel 1936 ma lo scoppio della guerra lo costringerà ad arruolarsi nell’esercito e purtroppo rivedere i suoi piani per il futuro.
Si inizia con gran ritmo con Louie su un bombardiere e solo successivamente tramite flashback, viene svelato qualcosa sulla sua infanzia. Durante un’altra missione Louie e i suoi commilitoni precipiteranno nell’oceano dove dovranno fare un grande sforzo per sopravvivere.
Si cambia tono del film con tutte le “disavventure” di Louie; prima film di guerra, poi di sopravvivenza e poi di prigionia con le vessazioni da parte del comandante giapponese.
Buon film nella prima parte, cala nella fase del campo di prigionia giapponese dove subentra un po’ di noia. Film comunque sufficiente e interessante per le vicende capitate al povero Zamperini che proprio quando sembrava avere trovato la sua strada nel mondo dopo alcuni sbandi giovanili, è costretto dalla guerra a rimettersi in gioco e cercare di sopravvivere.
Nel resto del cast da citare Domhnall Gleeson nei panni di Phil (il pilota dell’aereo della prima missione e uno dei sopravvissuti della seconda).

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Assez Joli(e) / 9 Dicembre 2016 in Unbroken

Angelina Jolie, alla sua terza fatica da regista, sforna una discreta pellicola che ha il suo più grande pregio nel fatto di rappresentare una storia vera in modo credibile, per quanto apparentemente incredibile.
È la storia di Louie Zamperini, sceneggiata niente meno che dai fratelli Coen (insieme a Richard LaGravenese e William Nicholson).
Zamperini è quasi un Forrest Gump della generazione precedente, di cui si ripercorre la vita tra l’infanzia ghettizzata per il fatto di essere un italo-americano, la giovinezza in cui vengono a galla le capacità atletiche che lo porteranno all’Olimpiade di Berlino del ’36, e infine la maturità, con il coinvolgimento nella seconda guerra mondiale, in occasione della quale vivrà una doppia esperienza di prigionia: prima nell’Oceano Pacifico, dove in seguito ad un incidente aereo sarà messo a dura prova il suo spirito di sopravvivenza; poi quella nel campo di internamento giapponese.
Regia discreta, convenzionale.
Attori giovani che se la cavano egregiamente.
Parecchi i sensi di dejavu durante la visione: da Forrest Gump, per l’appunto, all’All is lost con Robert Redford fino a – per quanto riguarda la seconda parte – il Furyo di Nagisa Oshima e Il ponte sul fiume Kwai di David Lean.

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Non male per un film biografico. / 3 Ottobre 2015 in Unbroken

Sarà l’autunno incombente e quella malinconia serale che la brezza di ottobre di sabato sera ti reclude in casa con una tazza di metereopatia e un piatto di autocommiserazione, per cui acchiappi il primo film che ti ritrovi lì, ma visto, ma citato, per cui passare la serata fra le lenzuola diventa dolce amaro.
Inizia la pellicola e, probabilmente, non me ne vogliano gli amanti del genere, il primo pensiero sale a tutti : BOOM solita solfa alla pearl harbor o top gun…. Invece no. Leggi distrattamente che si tratta di una storia vera, per cui l’occhio acuto e attento scrutatore si incuriosisce a proseguire assorto nella visione di quello che sarà un film medio ma intensamente emozionante.
Per chi l’ha visto capisco bene che “intensamente” non sarà la parola più adatta, l’andatura scarna e lenta sta un pò lì a riempire vuoti temporali con grandi primi piani e tenui contrasti cromatici fra cielo e terra, cielo e mare, uomini imbrattati di carbone e cielo… La questione visiva è tutta lì.
Brevi dialoghi e lunghi silenzi, urla strozzate, dolore, assorti pensieri tramutati in sguardi non sempre graditi fra i personaggi, quasi addirittura fatali.
Una storia di forza, e di coraggio, quelle storie che in generale, come essere umano, ti fanno sentire piccolo e quasi indegno di questa specie, come se condividere una parte di patrimonio genetico con il protagonista ci renda increduli di quanto in realtà la volontà, la dedizione e il destino possano rendere una vita da semplice a straordinaria.
Do un sette perchè lo consiglierei, non di più perchè non lo rivedrei.

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ansiaaaaaaaaaaa / 24 Febbraio 2015 in Unbroken

Il film più brutto che abbia mai visto… Davvero vuoto e pieno di ansia, angoscia e violenza fine a se stessa. Davvero vuoto

Una vita di gloria vale un momento di dolore. / 1 Febbraio 2015 in Unbroken

Dopo la storia d’amore di Nella terra del sangue e del miele (In the Land of Blood and Honey), Angelina Jolie torna dietro la macchina da presa per raccontare tutta un’altra guerra, traslocando da quella nei Balcani, all’abusato scenario della Seconda Guerra Mondiale. Il soggetto è tratto dall’incredibile storia di Louis Zamperini, figlio di immigrati negli States, scomparso il 2 luglio 2014 dopo essersi distinto nel campo dell’atletica leggera e aver vissuto con grande dignità e coraggio i terribili anni del conflitto.

Ma come spesso accade in questi casi, anche Unbroken finisce col risultare un ennesimo spot dell’orgoglio americano, che mira a ritrarre le popolazione nemiche degli USA come civiltà disumane e barbariche, facendo così splendere in un buonismo ultraterreno i classici protagonisti perfettini e stereotipati che piacciono tanto al paese a stelle e strisce (e in generale a noi occidentali).

Angelina Jolie si è armata di una storia forte, potentissima a livello umano e morale, forse un po’ troppo oltre le sue capacità di regista ancora inesperta, ma che è stata giostrata dignitosamente dall’interpretazione del suo giovane protagonista: Jack O’Connell, già visto in This Is England o 300 – L’alba in un impero e dalla sceneggiatura da lacrima facile firmata dai fratelli Coen, che hanno contribuito a lasciare lo spettatore pagante incollato allo schermo, in balia dell’emozione e con il cuore in gola per tutta la durata. Una drammaticità spesso forzata, ma necessaria per far presa sul pubblico odierno.

Nonostante il lento scorrere del tempo e la lunghezza effettiva della pellicola, Unbroken riesce a risultare un buon film, con tutti i relativi difetti, tra i quali spicca una regia che manca di incisività e trovate originali, spesso piuttosto scolastica e ripetitiva, ma che riesce ad intrattenere lo spettatore con belle immagini e contenuti morali.
Sicuramente dividerà la critica, ma sono certa riscuoterà un discreto successo, anche perché l’impatto mediatico non gli è di certo mancato.

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