Recensione su Unbroken

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Una vita di gloria vale un momento di dolore. / 1 Febbraio 2015 in Unbroken

Dopo la storia d’amore di Nella terra del sangue e del miele (In the Land of Blood and Honey), Angelina Jolie torna dietro la macchina da presa per raccontare tutta un’altra guerra, traslocando da quella nei Balcani, all’abusato scenario della Seconda Guerra Mondiale. Il soggetto è tratto dall’incredibile storia di Louis Zamperini, figlio di immigrati negli States, scomparso il 2 luglio 2014 dopo essersi distinto nel campo dell’atletica leggera e aver vissuto con grande dignità e coraggio i terribili anni del conflitto.

Ma come spesso accade in questi casi, anche Unbroken finisce col risultare un ennesimo spot dell’orgoglio americano, che mira a ritrarre le popolazione nemiche degli USA come civiltà disumane e barbariche, facendo così splendere in un buonismo ultraterreno i classici protagonisti perfettini e stereotipati che piacciono tanto al paese a stelle e strisce (e in generale a noi occidentali).

Angelina Jolie si è armata di una storia forte, potentissima a livello umano e morale, forse un po’ troppo oltre le sue capacità di regista ancora inesperta, ma che è stata giostrata dignitosamente dall’interpretazione del suo giovane protagonista: Jack O’Connell, già visto in This Is England o 300 – L’alba in un impero e dalla sceneggiatura da lacrima facile firmata dai fratelli Coen, che hanno contribuito a lasciare lo spettatore pagante incollato allo schermo, in balia dell’emozione e con il cuore in gola per tutta la durata. Una drammaticità spesso forzata, ma necessaria per far presa sul pubblico odierno.

Nonostante il lento scorrere del tempo e la lunghezza effettiva della pellicola, Unbroken riesce a risultare un buon film, con tutti i relativi difetti, tra i quali spicca una regia che manca di incisività e trovate originali, spesso piuttosto scolastica e ripetitiva, ma che riesce ad intrattenere lo spettatore con belle immagini e contenuti morali.
Sicuramente dividerà la critica, ma sono certa riscuoterà un discreto successo, anche perché l’impatto mediatico non gli è di certo mancato.

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