6 Recensioni su

Matrix Resurrections

/ 20215.988 voti

Ma perché? / 6 Ottobre 2022 in Matrix Resurrections

Titolo recensione: ma perché?
Testo recensione: ma perché?

Quasi grottesco.

Voto: 4,5 / 9 Luglio 2022 in Matrix Resurrections

Era proprio necessario?

Deja vu / 20 Marzo 2022 in Matrix Resurrections

C’è un gatto in Matrix Resurrections che si chiama Deja Vu; e il déjà vu è la sensazione predominante che si prova vedendo questo film. C’è pochissimo di originale, al punto che l’intera trama sembra un ammasso di citazioni dei tre episodi precedenti. Ma il risultato non è solo risaputo: è anche privo di vitalità, esangue, proprio come il pallidissimo protagonista Keanu Reeves, che appare disorientato e frastornato per tutta la durata del film, ben al di là di quanto richiederebbe il copione.

Se gli autori avessero insistito sull’ambiguo confine tra realtà e illusione che è in parte il tema della prima metà del film, magari arrivando al punto di lasciare irrisolta la distinzione, avremmo avuto un film forse meno apprezzabile dai fan della serie, ma sicuramente più originale. Invece si è seguita la strada più semplice; e l’autoironia sul crasso spirito commerciale che sta alla base dei sequel (vedi le discussioni del gruppo che nel film deve creare un seguito a una serie di videogiochi) suona molto come un mettere le mani avanti, un’excusatio non petita che non assolve naturalmente nessuno.

Si sente molto l’assenza di Laurence Fishburne e Hugo Weaving, incongruamente sostituiti da altri attori, mentre si apprezza molto la presenza di Jessica Henwick, qui adorabile più che mai con i capelli tinti di blu.

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Vero/falso / 25 Gennaio 2022 in Matrix Resurrections

Traggo spunto dal film per una riflessione di più ampio respiro. Alcuni utenti hanno un approccio ingenuo: la letteratura e il cinema sono finzioni, per quanto possano essere realistici. Bisogna sempre tener presente tale presupposto per non confondere la vita, che è già una simulazione, con una sua copia, per quanto verosimile. Dovrebbero essere banditi poi atteggiamenti da fans nei confronti di registi, sceneggiatori ed attori: non sono divinità da adorare, non sono detentori di verità, ma, se talentuosi, interpreti di possibili significati, araldi di domande.

A volte mancano il necessario distacco, lo spirito critico. Difetta anche una preparazione narratologica che si acquisisce con la lettura e la disamina di racconti e romanzi: bisogna conoscere e riconoscere le strategie diegetiche, saper applicare gli strumenti e i termini ermeneutici ai testi narrativi: le pellicole sono in primo luogo testi narrativi, sebbene con peculiari caratteri. Anche molti eventi “reali” sono testi narrativi.

Tuttavia l’uomo comune non riesce a percepirne tale filigrana, non intuisce il carattere mimetico ed ingannevole di molti accadimenti. Assegna valore di “realtà” alla simulazione dichiarata, esibita come a quella occulta, confonde tutto in una grisaille, ignora che il “reale” è oltre, situato in una dimensione eidetica, per dirla con Husserl. Dobbiamo seguire, mutatis mutandis, l’esempio di Platone: come egli condannava l’arte che imita il mondo empirico, essendo imitazione di un’imitazione, così noi in primis condanniamo il cinema che simula l’esistenza, salvo enucleare quelle rare produzioni o sequenze che evocano un significato o un interrogativo valorizzati da efficaci, sapienti scelte estetiche. Ovviamente questo discorso vale anche per la narrativa: occorre passarne al setaccio poche opere o pagine, il resto va buttato via, come un cercatore d’oro con il crivello scevera pagliuzze e pepite da sabbia e detriti.

In fondo, è necessario il discernimento, lo stesso discernimento che permette di distinguere fra verità e bugia, fra “fatto” e propaganda, tra ricostruzione realistica e narrativa – o versione – ufficiale. E’ incredibile, ma la narratologia si rivela efficace dispositivo per scandagliare il complesso degli accadimenti, non solo per sondare testimonianze culturali. Se gli individui dimostrassero un briciolo di perspicacia, che è letteralmente vedere bene e vedere attraverso, non sarebbero stati abbindolati dalla farsa nota come… Purtroppo quasi tutti scambiano la “realtà” con la sua riproduzione e vice versa.

Continua…

Si ripete che letteratura e cinema sono intrattenimento… Nulla di più errato! La vera arte non è intrattenimento, se non in minima parte: essa, se si pone in continuità con la tradizione, se ne discosta e la soverte per spalancare nuovi orizzonti, siano pure orizzonti sull’abisso. Il precetto oraziano di unire utile dulci è valido, purché per “utile” non si intenda la trasmissione di un messaggio edificante, ma lo sprone ad interrogarsi e ad interrogare, purché per “dulci” si intenda non un banale di-vertimento, piuttosto la gratificazione di natura per lo più intellettuale che si può conseguire da una visione di-vergente del “reale”.

L’esortazione manzoniana affinché l’arte abbia per “oggetto il vero” si può accogliere, a condizione che con “vero” ci si riferisca ad un’amplissima gamma di denotata, per includere la storia, la natura, l’ambito psicologico, ma pure la sfera ideale e metafisica. Comunque il “vero” più che un “oggetto” deve essere un fine ed un metodo. E’ “vera” non tanto l’arte verosimile e realistica, bensì quella che tallona la “realtà” cercando di strapparle i suoi segreti, le sue terribili meraviglie.

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Che cocente delusione / 10 Gennaio 2022 in Matrix Resurrections

NPH e Groff ridicoli, Keanu incapace, Moss bravissima e sprecata per un’idea vergognosa, resto del cast, vecchio e nuovo, inutili e dimenticabili.
Stupidi e noiosi spiegoni.
Banali scene d’azione.

Piango.

Matrix ai tempi dei social media / 6 Gennaio 2022 in Matrix Resurrections

La risurrezione operata da Warner Bros. ( e da Lana Wachowski ) al franchise Matrix è, come la maggior parte dei progetti attuali in ambito cinematografico, figlia di quella nostalgia che attanaglia il nuovo millennio, e che, come uno spettro, riecheggia nel presente.
L’intento, sin dai primi minuti proiettati, è quello di riportare in auge un genere, che per quanto avveniristico, era figlio di quel tempo, di quel pezzo di storia che volgeva al termine e che anelava al cambiamento.
Il primo capitolo, con quel ‘’J’accuse’’ filosofico, e quasi metafisico, di stampo cyberpunk, il cambiamento lo aveva portato, perdendo poi nel prosieguo il suo obiettivo, la sua vera identità. Identità che questa pellicola smarrisce del tutto, scimmiottando quello che era in principio.
A livello narrativo ( e grafico ), siamo dinanzi a una sorta di mise en abyme elegiaco, dove il melodramma si riflette nella sua reduplicazione, con la differenza che appare man mano sempre più superficiale e poco incisivo.
L’idea di Matrix si sgretola sotto il peso di una sceneggiatura scialba, che è molto attenta, si, a ritrarre la società attuale, ma che non pone l’accento sulle tematiche che hanno reso celebre la saga, lasciando che l’ironia, da sola, sbrogli quell’intreccio di vite, dati, cellule ed esperienze che costituiscono la matrice.
Tuttavia, l’intrattenimento è assicurato.

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