Doom generation

Capostipite della trilogia filmica di Araki (seguito, in ordine, da “The Living End” e da “Extasy Generation”), non una semplice storia on the road ma un affascinante e, nel contempo, disturbante viaggio nei meandri della sessualità. Una sessualità in fase di sperimentazione, in cui l’ambiente circostante rispecchia in pieno lo stato d’animo dei protagonisti (Amy, Jordan e Xavier). La scelta del regista, sicuramente debitrice alla filmografia lynchiana, di concentrarsi sugli interni e la volontaria incongruenza della trama, conferisce al film un clima claustrofobico e di assurdità. Ma è soprattutto con la forza delle immagini che il regista vuole demolire tutte quelle visioni parziali e relativistiche che ingabbiano la sessualità.

Sono assolutamente di parte, lo ammetto: la prima volta che ho visto questo film avevo 15 anni (affittato alla videoteca con gli amici in un sabato sera di niente da fare), gli ormoni a mille e pensavo che la musica nella vita fosse (quasi) tutto, di conseguenza un film che conteneva un tipo in t-shirt dei Misfits ed un altro sexy da fare schifo non poteva non appassionarmi….aspettate un attimo, ma io sono ancora così!!Quindi questo film si merita una stellina in più, corro!Dai, non è un capolavoro, ma alcune scene sono da manuale: il mondo necessita di un film in cui un tipo del fast food (che non conosci, ovviamente) ti dichiara il suo amore per poi tirare fuori un fucile e spararti addosso alla macchina…ah, dimenticavo il cappello ornato di testa di dinosauro e la tuta arancione tipo R.I.S…..oddio, come vorrei avere quella videocassetta in questo momento!!