Commediaccia svuotacervello, ma, a suo modo, inclusiva / 2 Aprile 2024 in Ricky Stanicky - L'amico immaginario

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Dopo la sbornia da Oscar dell’accomodante Green Book, Peter Farrelly è tornato (senza il fratello Bobby) alle atmosfere delle sue commedie più note, quelle sboccate, politicamente poco corrette, ma piene di un approccio inclusivo delle minoranze (in particolare, di quelle legate a deficit fisici) che è davvero difficile trovare altrove.
Questa è una “sensibilità” che ho sempre notato e apprezzato nei vecchi film dei Farrelly (Amore a prima svista è il più eclatante di questi esempi, ma ci sono tanti piccoli prove di questo tenore, nei loro lavori).

Ricky Stanicky è una commediaccia prevedibile buona per una serata svuotacervello, niente di più.
Durante la visione del film, ho riso abbastanza (certe trovate sono così stupide che, insomma, non ci si può trattenere, dài), ma, nel complesso, il film non mi è piaciuto granché, perché non propone nessuno spunto narrativo degno di (mio) interesse.

In particolare, poi, a voler essere pedante, ho trovato davvero pessimo il personaggio interpretato da Andrew Santino, perché è un vigliacco patentato: posto che Dean (Zac Efron) abbia un trauma di vecchia data che lo porta a negare la realtà e che, all’estremo, il suo comportamento possa essere giustificato, JT è niente più che un vigliacco: un personaggio irritante, insostenibile.

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