Perfect Days

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Perfect Days

Il film di Wim Wenders si muova tra i bagni pubblici di Tokyo, Giappone, che fanno parte del progetto di rinnovamento urbano noto come 'The Tokyo Toilet project' e che annovera 17 bagni pubblici in luoghi specifici della capitale giapponese, progettati da artisti e architetti di fama mondiale, come Tadao Ando e Sou Fujimoto. Qui, lavora il mite Hirayama, un uomo che conduce una vita tranquilla scandita da una perfetta routine. Tutto quello che fa è permeato da dedizione e passione. Ma alcuni incontri inaspettati rivelano qualcosa del suo passato apparentemente dimenticato.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: PERFECT DAYS
Attori principali: Koji Yakusho, Tokio Emoto, Arisa Nakano, Aoi Yamada, Yumi Asou, Sayuri Ishikawa, Tomokazu Miura, Min Tanaka, Miyako Tanaka, Long Mizuma, Soraji Shibuya, Aoi Iwasaki, Kisuke Shimazaki, Yuriko Kawasaki, Aki Kobayashi, Bunmei Harada, Reina, Shunsuke Miura, Gan Furukawa, Atsushi Fukazawa, Taijirō Tamura, Masahiro Koumoto, Makiko Okamoto, Daigo Matsui, Nao Takahashi, Nari Saitô, Hiroto Oshita, Naoko Ken, Mijika Nagai, Motomi Makiguchi, Isao Matsui, Aoi Yoshida, Tomoyuki Shibata, Inuko Inuyama, Morooka Moro, Morio Agata, Nijika Tonouchi, Yasushi Okuwa, Hairi Katagiri, Tateto Serizawa, Yoneko Matsukane, Tamae Ando, Mostra tutti

Regia: Wim Wenders
Sceneggiatura/Autore: Wim Wenders, Takuma Takasaki
Fotografia: Franz Lustig
Costumi: Daisuke Iga
Produttore: Koji Yanai, Takuma Takasaki, Wim Wenders, Koji Yanai, Koji Yakusho
Produzione: Giappone, Germania
Genere: Orientale, Drammatico
Durata: 124 minuti

Dove vedere in streaming Perfect Days

”Il mondo, in realtà, è fatto da tantissimi mondi” / 11 Aprile 2024 in Perfect Days

”La bellezza salverà il mondo” scriveva Dostoevskij.
Ora, bisogna vedere quale, di mondo. Se quei mondi tipici, ordinari, che come matrioske, o piccole scatole cinesi, riescono perfettamente a inserirsi in un sistema più grande, definibile come società; o uno di quei mondi più strambi, lontani da ogni classificazione, e per questo considerati diversi.
Nel microcosmo nipponico creato ad arte da Wim Wenders, il protagonista di Perfect Days, ricerca la bellezza sia nelle piccole cose, ( e qui l’elogio alla semplicità mi ricorda in parte quello descritto da Jim Jarmusch in Paterson ) che in quelle più delicate e complesse. Difatti il film è lungo gioco di luci e ombre, e soprattutto di riflessi. Rifrazioni che incantano il caratterista principale, e che invitano alla riflessione gli spettatori.
Un protagonista ( un superlativo Kōji Yakusho ) che scruta gli ecosistemi emotivi di un Giappone immerso sia nelle sue idiosincrasie, che nelle sue suggestioni, dove il silenzio sublima in visioni oniriche, e dove la bellezza rimane nitida anche nelle notti senza colore.
Il giorno perfetto descritto da Wim Wenders, molto probabilmente, è un giorno in cui gioia e dolore si compenetrano tra di loro, comprendendosi, indipendentemente da quale mondo si decida di abitare.

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Perfect Movie / 8 Aprile 2024 in Perfect Days

Il lavoro ben fatto, la gentilezza verso gli altri, qualche passione ben coltivata (per esempio i libri, la fotografia, la musica): molti converrebbero che sono queste le cose necessarie e sufficienti a raggiungere la serenità nella vita. Di certo ne conviene Hirayama, il protagonista di Perfect Days (interpretato da un perfetto Koji Yakusho). Non importa che il suo lavoro sia umile – forse il più umile dei lavori; non importa che sia pagato poco, che la vita del nostro eroe si svolga tutta all’interno di una megalopoli ritenuta comunemente il simbolo stesso dell’alienazione. Non importa nemmeno che ogni giornata di quella vita si ripeta quasi sempre con minime variazioni: la ripetizione anzi diventa come un rito, causa ulteriore di raggiunta serenità – lo è pure per lo spettatore ammaliato da quella tranquilla routine, immagine trasfigurata della routine cui quasi tutti siamo sottoposti.

Tuttavia è evidente che manca qualche cosa a questa vita per essere felice: è una vita senza affetti. Non sappiamo perché Hirayama non abbia una compagna, nonostante non sia sgradito alle donne, né sappiamo perché sia privo di veri amici. Non sappiamo neppure perché sia privo di affetti familiari – sappiamo solo, dal breve incontro con la sorella, che si è allontanato dalla sua vita precedente e dalla sua famiglia di origine. E sappiamo che ne soffre.

Si può essere sereni e al tempo stesso infelici? Sì, ci dice il volto di Hirayama, quando nella scena finale, mentre ascolta Feeling Good cantata da Nina Simone, passa più volte dal sorriso alla tristezza. La serenità comporta forse necessariamente la solitudine? Questo il film non lo afferma né lo nega (anche se il protagonista non sembra troppo turbato dalla presenza della nipote Niko quando capita improvvisamente a casa sua).

Questo bellissimo film, rasserenante e commovente (forse – come ha detto qualcuno – il migliore della carriera di Wim Wenders), ha i suoi punti oscuri. Perché, per esempio, Hirayama dice verso la fine: “Se mai niente cambiasse, sarebbe veramente assurdo”, quando la sua vita sembra come abbiamo detto sottomessa di buon grado a una stretta routine? Si riferisce alla differenza rispetto alla sua vita precedente? Oppure alle piccole differenze che rendono diversa ogni nuova alba, ogni nuovo giorno, paragonabili allo scintillio mutevole del sole attraverso le foglie degli alberi, che Hirayama fotografa con passione e di cui parla la scritta che compare alla fine dei titoli di coda? Come altri capolavori, anche Perfect Days lascia spazio all’interpretazione, agli interrogativi e alle risposte dello spettatore.

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Quando siete felici, fateci caso, secondo Wenders / 16 Gennaio 2024 in Perfect Days

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Quando sono andata al cinema per vedere il nuovo film di Wim Wenders, stavo già leggiucchiando il libro Quando siete felici, fateci caso, una raccolta dei discorsi che lo scrittore statunitense Kurt Vonnegut ha tenuto fra gli anni Settanta del Novecento e i primi Duemila ai laureandi di varie università statunitensi.
Al di là del dettaglio dei contenuti dei discorsi di Vonnegut, mi è sembrata una felice coincidenza: penso che Perfect Days di Wenders sia un’ottima rappresentazione tridimensionale del titolo di quella raccolta.

Il protagonista del film, Hirayama (Yakusho Kōji, premiato a Cannes 2023), sembra aver fatto propria – in maniera intima e costitutiva – la massima di Vonnegut.
Hirayama sembra apprezzare profondamente ogni attimo della propria esistenza, tanto da potersene commuovere.
L’uomo non sente la necessità di godere o approfittare di niente di più che non siano le cose che sono entrate a far parte della sua immutabile routine quotidiana: il risveglio, il caffé in lattina, la musica preferita su nastro, il viaggio verso il lavoro, il lavoro (per quanto consista nel pulire bagni pubblici, seppur progettati da famosi architetti giapponesi), il pranzo, gli alberi, l’ombra cangiante tra le foglie, la bicicletta, l’accurato lavacro personale, il pasto in stazione, la lettura serale, il sonno notturno, i sogni.
Una sosta in libreria e la scelta di un testo in cui immergersi, la lavanderia settimanale e il ritiro e la scelta delle stampe fotografiche sono eventi accessori che funzionano da corollario standard agli eventi di tutti gli altri giorni.

Nel corso del film, il passato di Hirayama non è raccontato nel dettaglio, può essere solo intuito dal pubblico. Eppure, risulta ben chiaro che la sua “vita precedente” sia stata molto diversa da quella attuale.
Palesemente, la rottura fra i due (suoi) mondi è stata netta e, probabilmente, drammatica.
Ora, il silenzioso, solitario, efficiente, gentile e metodico Hirayama sembra un uomo felice (come sembra sia l’individuo bizzarro che vive in una tenda e abbraccia gli alberi in uno dei parchi in cui lavora il protagonista).

La scena finale del film mi ha emozionato tanto.
Sul volto di Hirayama, si alternano in modo consecutivo tante sensazioni: turbamento, gioia, apprensione, commozione.
In quella sequenza, il viso di Hirayama sembra condensare le emozioni legate a una vita intera. O a una giornata come un’altra.

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Komorebi / 9 Gennaio 2024 in Perfect Days

Film incredibile di Win Wenders. Hirayama è un operatore delle pulizie dei bagni pubblici la cui vita si ripete quotidianamente sempre uguale. L’inizio del film è una visione completa della sua giornata tipo, scandita da silenzi, dall’amore per tutto ciò che intraprende, dalla scelta della musica con classici meravigliosi rigorosamente in audiocassette ormai molto vintage, alla cure delle sue piante in casa… insomma da tutta una serie di situazioni che ricrea costantemente. Ma la vita è anche imprevisti come infatti gli accadono; il tutto vissuto con una serenità incredibile. La tranquillità che trasmette il protagonista è pazzesca, quasi disarmante. Il finale poi è tutto da interpretare. Ognuno può ricavare amore, tristezza, malinconia, felicità… Veramente è aperto tante versioni.
“Se non cambiasse mai niente non sarebbe assurdo, non trova?”
Consiglio ai naviganti: non mi era mai capitato, andando al cinema, che durante i titoli di coda siamo rimasti inchiodati sulle poltrone più della metà degli spettatori per sentire la meravigliosa sigla finale di PERFECT DAYS suonata solo con il pianoforte. Nessuno si aspettava una scena finale ma quasi tutti siamo rimasti inchiodati e affascinati dalla musica (anche se invece una chicca viene svelata proprio alla fine, quindi non andatevene!).
Bellissimo.
Ad maiora!

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