Recensione su Lilo & Stitch

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Complesso e pionieristico, ma imperfetto / 16 Ottobre 2017 in Lilo & Stitch

(Sei stelline e mezza)

Lilo & Stitch mi ha stupito per il fatto che è una voce fuori dal coro Disney, lontana anche dalle produzioni più sperimentali di quegli anni un po’ bui (vedi, Atlantis e Il pianeta del tesoro, ma anche Tarzan e Il gobbo di Notre-Dame, a dirla tutta).
Anche questo è un progetto sperimentale, ma -a parer mio- lo è in maniera quasi più pionieristica degli altri e, infatti, sbarella un po’, pur essendo tra i più convincenti di quel momento transitorio.

Incerto fra temi complessi e arditi (violenza fisica, solitudine, morte, mostruosità) e la solita morale dolciastra (aridaje con il dramma famigliare: l’idea di famiglia disastrata è ottima e resa bene, ma ciò che la precede -l’incidente mortale dei genitori- no), il film mi ha divertita e commossa alternativamente, ma mi ha lasciato interdetta nell’uso della sospensione della realtà.

Stitch deve nascondere le braccia che ha in più e le proprie antenne per spacciarsi formalmente per un cane, ma nessuno si stupisce del fatto che questo “cane” iperattivo suoni la chitarra, legga un libro o balli la hula. Schulz ci ha insegnato che i bracchetti sono anche in grado di filosofeggiare e di usare le macchine da scrivere, è vero, ma l’universo dei Peanuts ha leggi precise che Lilo & Stitch, invece, abbozza senza senso di continuità e non solo per motivi di minutaggio. Insomma, c’è qualcosa di profondamente illogico nella resa narrativa che non mi sento di giustificare solo perché si tratta di un film di animazione fantascientifico (ma che, al contrario, sosterrei se motivato da una dichiarata aderenza al mondo pindarico dell’infanzia e, cattiva che sono, non sono completamente sicura che gli sceneggiatori lo abbiano fatto coscientemente, affidandosi, invece, al pretesto di cui sopra).

Ad ogni modo, le trovate ironiche e scorrette sono tantissime e, per fortuna, sono dirette anche (e soprattutto) a un pubblico maturo.
Mi è piaciuta molto la caratterizzazione di Stitch che altro non è se non un bambino iperattivo, incompreso e, perciò, frustrato. L’affinità caratteriale con Lilo, in questo senso, è molto interessante.
Molto bello anche il suo character design, un gradevole miscuglio di mammiferi a cui viene attribuito perfino un rumore precipuo (il tap-tap-tap inconfondibile quando cammina) e una espressività fuori dal comune affidata non solo a un muso mobilissimo e ad occhi fondi ma comunicativi, ma anche agli arti, alle dita, perfino alle unghie…
Non ho capito, invece, perché le gambe e i piedi delle hawaiiane debbano assomigliare a dei cotechini come quelli di Candy Candy, ma va beh.
Divertenti anche i comprimari alieni, l’inventore Jumba e Pleakley.

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