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La corte

/ 20156.722 voti

Un giudice troppo umano / 30 Giugno 2017 in La corte

Un film minimalista, nella consolidata tradizione francese, in cui l’esile (e prevedibile) vicenda processuale serve solo da pretesto per far incontrare i protagonisti. Chiaramente film di questo genere si basano quasi totalmente sulle caratterizzazioni dei personaggi; caratterizzazioni che vanno dall’iperrealismo della Knudsen al manierismo di alcuni giurati, a prestazioni discutibili (la figlia della protagonista).
Discorso a parte per Luchini, che non riesce (forse non solo per colpa sua) a sostanziare la fama di “duro” che nel film circonda il suo personaggio. A parte qualche goffagine e qualche attaccamento alla forma, il suo giudice viene fuori invece come una persona umana, sorridente (anche troppo), competente, a tratti fragile. Forse l’intento degli autori era di mostrare la trasformazione che porta l’innamoramento; ma non sono riuscito a distinguere bene un prima e un poi.

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Voilà mon dix / 5 Gennaio 2017 in La corte

Voilà, ecco il mio film preferito tra quelli usciti (in Italia) nel 2016. Anzi, ecco qua il primo dieci rotondo e senza remore che dò a un film contemporaneo (l’ultimo risale al 2006 con Inception)! Che i francesi sappiano fare i film è cosa nota; ma dire che questo film di Christian Vincent mi abbia sorpreso ed emozionato è troppo poco.
Fabrice Luchini, mon dieu, mi inchino davanti a tanta bravura; il suo giudice – pardon! – presidente della corte d’appello è semplicemente tridimensionale, a film finito ho avuto la sensazione che fosse uscita dalla stanza una persona reale. Quanto è delicato l’intreccio con la bellissima e matura giurata Ditte (Sidse Babett Knudsen), del come la bellezza si insinua dolcemente nella figura austera dell’uomo di legge tutto d’un pezzo, il tutto senza un solo briciolo di scontatezza. Quanto è stato bravo Vincent a inscenare spizzichi di La parola ai giurati cogliendo con leggerezza ma attenzione spunti dalla variegata contemporaneità francese. Ho adorato tutto di questo film, fatto con gran gusto, molto poco musicato, totalmente avulso dalle confezioni zuccherine e fasulle che cercano di abbindolare lo spettatore con gli specchietti della fotografia e i tocchi di presunta autorialità. C’est magnifique.

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