Recensione su La corte

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Un giudice troppo umano / 30 Giugno 2017 in La corte

Un film minimalista, nella consolidata tradizione francese, in cui l’esile (e prevedibile) vicenda processuale serve solo da pretesto per far incontrare i protagonisti. Chiaramente film di questo genere si basano quasi totalmente sulle caratterizzazioni dei personaggi; caratterizzazioni che vanno dall’iperrealismo della Knudsen al manierismo di alcuni giurati, a prestazioni discutibili (la figlia della protagonista).
Discorso a parte per Luchini, che non riesce (forse non solo per colpa sua) a sostanziare la fama di “duro” che nel film circonda il suo personaggio. A parte qualche goffagine e qualche attaccamento alla forma, il suo giudice viene fuori invece come una persona umana, sorridente (anche troppo), competente, a tratti fragile. Forse l’intento degli autori era di mostrare la trasformazione che porta l’innamoramento; ma non sono riuscito a distinguere bene un prima e un poi.

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