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Lettere da Iwo Jima

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Grande Eastwood, 7 / 11 Luglio 2016 in Lettere da Iwo Jima

Un film insolito per com’è raccontato…insomma, americani che raccontano la 2a guerra mondiale da un punto di vista giapponese…credo che sia motivo di riflessione. Insolito per questo, per aver ideato di raccontare la guerra da un occhio diverso dal patriottismo a cui ci hanno abituato.
E in attesa di vedere l’alter-ego di questa pellicola (Flags Of Our Fathers) posso commentare questo film come un gioiellino del genere, che ci fa rivivere l’intensa storia dei giapponesi e che ci convince a riflettere.
Toccante, a tratti poetico, e comunque sorretto da una grande regia.
7.

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Una garanzia / 28 Maggio 2015 in Lettere da Iwo Jima

Clint Eastwood come regista è ormai una garanzia. Un film di guerra dove gli americani non sono i soliti protagonisti con la loro retorica e ipocrisia. Il racconto di come alcuni personaggi, tutti giapponesi, vivono la difesa di un’isola dall’attacco americano nella loro interiorità e con le loro vicende personali. Ottimo

25 Settembre 2014 in Lettere da Iwo Jima

Il valore del film sta non tanto (o non solo) nel mostrarci la guerra del Pacifico «dall’altra parte», rovesciando la prospettiva usuale (qui sono gli Americani le sagome più o meno indistinte che sparano contro i protagonisti e che – almeno nel film doppiato in italiano – parlano una lingua «straniera»), ma in una eccellente caratterizzazione, e nel rifiuto di ogni retorica; i Giapponesi non appaiono particolarmente «buoni» o pacifisti, e l’assurdità della guerra non viene mai dichiarata ma piuttosto mostrata. Più che un film di guerra è un film intimista, e anche un film sulla sopravvivenza. Le due ore e un quarto di durata scorrono inavvertite.

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28 Dicembre 2012 in Lettere da Iwo Jima

Il valore di questo film sta nella caratterizzazione di alcuni personaggi tra cui spiccano sicuramente il generale, nobile di animo, intelligente e pronto a prendere decisioni controcorrente, e di alcuni ufficiali, tra cui l’ex olimpionico, che si dimostra così generoso da curare un ferito americano dedicandogli i pur scarseggianti medicinali.
Rispetto al film con il quale si costituisce il dittico eastwoodiano della II.W.W., questo ha il pregio di essere più coeso e univoco (l’ambientazione e l’arco temporale non sono mutevoli come in Flags of our fathers).
Il progetto di Eastwood era di raccontare dalle due fazioni l’orrore di una guerrra e di una carneficina tra esseri umani, che sembrano così diversi, ma che in realtà sono molto simili: non si può dire che in ciò non sia riuscito appieno, avendoci riservato momenti di riflessione e di emozione.

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