Sottosopra / 28 Febbraio 2013 in Headshot

Pen-Ek Ratanaruang è uno strano regista. Oscilla tra il dramma intimista e il thriller anfetaminico, tarantiniano.
Headshot è un thriller cupo, disilluso, che mostra un paese marcescente, minato alla base da una corruzione inestirpabile.
A suo modo atipico, pur rientrando nei canoni del crime-movie, può vantare una splendida fotografia e delle scene mirabili, come la sparatoria nel bosco, davvero inquietante.
Ma non è sicuramente il classico film d’azione, troppo intimista, a suo modo raffinato e complesso. Nessuno è quello che sembra, i ruoli si invertono, è un mondo sottosopra. poliziotti assassini e puttane sante. Non tutto è spiegato, ma forse è meglio così. Come in Nymph il fascino sta proprio nel non detto, nell’inspiegabile.
È una via di mezzo tra l’introspezione, la laconicità di Ploy e l’azione, i colpi di scena di Ruang talok 69.
Pen-ek Ratanaruang è un regista che deve ancora trovare la sua strada. Con Headshot sembra essere sulla buona strada.

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