8 Recensioni su

Foxcatcher - Una storia americana

/ 20146.9147 voti

Gran film / 21 Marzo 2016 in Foxcatcher - Una storia americana

Thriller sportivo ambientato nel mondo del wrestling non professionistico girato in modo sublime. La storia riesce a prendere abbastanza, soprattutto se si considera poi che si tratta di personaggi realmente esistiti. Molto belle le scene di lotta, che comunque non sono il fulcro del film. Forse il ritmo a tratti è un po’ lento, però, visto il tipo di film, direi che ci può stare, e non disturba in modo particolare. Plauso agli attori, a partire da uno Steve Carell quasi irriconoscibile, che dimostra di saper sia recitare in ruoli comici che drammatici, a Mark Ruffalo, una sicurezza, a Channing Tatum, calato nel ruolo in modo molto buono.

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Biopic in serie / 6 Luglio 2015 in Foxcatcher - Una storia americana

Concessi tra i pregi una regia quadrata e un casting sicuramente azzeccato, non graviamo di ulteriori meriti questo biopic sportivo di stampo classico, con poche sbavature, ma anche avaro di qualdirsivoglia sorpresa.

26 Aprile 2015 in Foxcatcher - Una storia americana

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Quello era Steve Carell!
Mi ricompongo, scusa. A me manco fa ridere Steve Carell. L’essere irriconoscibile e con un nasone posticcio helps. Una storia americana, recita il sottotitolo ITA. E in effetti è un’americanata, ma nel senso di una storia con personaggi così dumb come solo ammerigani sanno.
Sclerotizzazione del sogno americano: Mark è un patatone, e un campione olimpico – storia circa vera basata su autobiografia – di lotta libera. Ci sono film sulla lotta libera, pazzesco, è già il secondo, ricordi quello con quei ragazzini? Io no:/ Ha un fratello maggiore, Dave, pure campione olimpico ma normo-intelligente, più tozzo e tutto dinoccolato. Mark viene fatto su da John du Pont (S. C.!!!), un miliardario che se lo porta nella sua tenuta e gli da un sacco di soldi per allenarsi e vincere, tenere alta la bandiera, e i valori, degli USA. Questo miliardario è onnipotente e solo, vorrebbe essere un ganzo, un mentore, in mancanza d’altro compra la stima delle persone. Il rapporto tra Mark e John, dapprima padre ricco-cane fedele, si ribalta nel suo opposto, il primo è troppo stupido per vincere senza i consigli tecnici del fratello e il secondo non sa fare altro che pippare coca e farsi chiamare “golden eagle” da servi compiacenti. Dave raggiunge il fratello, nel corso di tutta questa storia Mark riesce ancora a vincere un titolo mondiale e a fare un epic fail a Seul 88. Muore la madre di John, Mark se ne va, epilogo tragico.
Lo stupido che soffre. Nessuno metta in dubbio i buoni sentimenti di questi americani dumb, che ci credono ma non ci arrivano. Mark è un carattere introverso e solo (manco gli paga una prostituta, golden eagle – ci sono due donne due in tutto il film), destinato a casuali vittorie nella sua disciplina quanto ai rovesci di cui la sua inerzia lo rende vittima. Lo psicopatico. Ma il vero personaggio(ne) è John, ultimo rampollo di una famiglia che ha fornito munizioni per ammazzare se stessi e gli altri a tutte le guerre americane, e se ne vanta, e cumulo enciclopedico di psicossessioni, in ebollizione e procinto di deflagrare. Pure lui vittima, dell’educazione e del peso della famiglia (basti pensare che come secondo nome gli hanno messo ELEUTERIO!), che lo ha reso poco meno che un mostro, anche se con davvero un bel salotto. Niente niente male. Il suo sguardo vuoto sublima e trasmette l’amore non ricambiato da/per la madre, in un richiamo, apertissimo, a Psyco. La differenza è che qui la morte della madre non fossilizza un equilibrio da difendere ma innesca una fine a precipizio. A morire sono i meno dumb. Gli altri scrivono autobiografie.

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Il lato oscura dell’america / 28 Marzo 2015 in Foxcatcher - Una storia americana

Il voto dato al film, non è per gli attori(i protagonisti sono bravi), per la regia(che è curata ed inquietante), per la fotografia(che ti porta dentro al clima che c’è nel film), ecc, ecc
No in questo film senza accorgersi di niente, passa un messaggio, un’immagine di un’ America oscura, una sfaccettatura di essa. Indipendentemente dal protagonista(figlio ricco di una dinastia antica come la stessa America), malato di un nazionalismo narciso e deviato, qui Freud potrebbe perdersi e Nietzsche troverebbe casa.
Dove la contraddizione umana è tale da portare alla tragedia, Se in The Sniper l’America trova una ragione e compassione in The Foxcatcher mette la polvere sotto il tappeto.

Mrs. Pignon

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22 Febbraio 2015 in Foxcatcher - Una storia americana

Completamente all’oscuro della storia narrata, Foxcatcher mi ha piacevolmente colpita, perchè mai avrei immaginato di osservare lo svilupparsi di un così inquietante rapporto a 3. Il fatto che le vicende narrate siano vere e che questo venga reso chiaro fin dall’incipit dona al film un ulteriore patina cupa, ben resa dalla fotografia spenta e grigia e benissimo rappresentata dal volto trasformato di Steve Carrell. Il film, molto silenzioso e parco di informazioni nella prima metà, procede calmo verso il suo epilogo, offrendo a Ruffalo, Tatum e Carrell la possibilità di sfoggiare buone prove, misurate e d’effetto. Storia assurda, almeno per quello spettatore che va percependo la sottile insanità insita nei comportamenti del personaggio di Carrell, che ancora una volta viene confezionata a dovere da Bennett Miller, che già mi era piaciuto con Moneyball, e che mi ha reso interessante, di nuovo, uno sport lontano anni luce da me.

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12 Febbraio 2015 in Foxcatcher - Una storia americana

Caratterizzazione del personaggio interpretato da Steve Carrell eccezionale, unica nel suo genere. Una delle migliori nella storia del cinema, a mio parere.
Per il resto, non ho mai visto un film così silenzioso. Mi ha lasciato un profondo senso di angoscia. A tratti spento.
Meritevole però la visione.
7/10

Cosa non si fa per l’america. / 4 Febbraio 2015 in Foxcatcher - Una storia americana

Storia davvero al limite del surreale, quasi incredibile, quella che si cela dietro Foxcatcher. Se ne sa molto poco o quasi nulla qui in Italia. Il film dal canto suo cerca di mantenere un tono davvero interessante, quasi silenzioso, gli attori sono fisici e molto espressivi ( nella loro inespressività) più che altro. Il ritmo è scandito dal passare del tempo nella vita di questo wrestler che senza dubbio appare ben raffigurato e interpretato da Channing Tatum. Naturalmente è Steve Carrell a reggere il peso di tutto il film: trucco e cambiamento incredibile e recitazione maestosa che nella sua drammaticità potrebbe portargli un oscar. A fare da cornice a questo bel film un buonissimo Mark Ruffalo e una solida Sienna Miller. Il film ha toni e colori molto fastidiosi all’inizio, scuri e opachi ma con l’andare avanti del film si fanno meno insistenti lasciando una quasi accettabile fotografia retrò.
Assolutamente consigliabile.

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La ricerca del bene / 2 Febbraio 2015 in Foxcatcher - Una storia americana

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Foxcatcher è un biopic sportivo dal tono decisamente cupo, in cui il tema della lotta e della ricerca della gloria sono soltanto un contorno per raccontare un’intensa tragedia. Il motore della vicenda risiede tutto negli affetti che coinvolgono i personaggi. O forse, sarebbe più giusto dire le mancanze che affliggono questi ultimi. Mark Schultz, un atleta olimpico, interpretato da un Channing Tatum che solitamente non mi dice nulla, ma che qui sembra aver trovato un ruolo adatto alle sue corde. Ha un rapporto turbolento col fratello Dave, un altrettanto bravo Mark Ruffalo, con cui deve lottare più che altro per non essere oscurato dalla luce della sua stella. Ma è decisamente complesso anche il suo rapporto con l’eccentrico John Du Point, che qui ha il volto di un irriconoscibile (e convincentissimo) Steve Carrell. Quest’ultimo presenta a sua volta le proprie “mancanze”. Per sua stessa ammissione non ha mai avuto veri amici nella sua vita, non riesce a godere del rispetto della madre per la sua passione e, non ultimo per importanza, incrinerà il suo rapporto con lo stesso Mark, innescando le azioni per un drammatico finale.
Una storia cupa, che lascia l’amaro in bocca (soprattutto perché ispirata ad un fatto realmente accaduto), che vuole parlare di esistenze travagliate. Un film che trae forza soprattutto dalle brave prove dei suoi interpreti.

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