Male di vivere / 16 Marzo 2014 in Dag Och Natt

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Incredibile affresco sul “mal di vivere”, idea apparentemente folle ma a conti fatti vincente. Sappiamo già tutto all’inizio, il resto è solamente una profonda discesa, la perfezione, la comprensione di una parte oscura ma terribilmente reale, concreta dell’essere umano. Al regista Simon Staho bastano solo due telecamare fisse, messe sul cruscotto dell’automobile, sono le uniche angolazioni che ci vengono fornite lungo tutta la durata della pellicola. Il risulto potrebbe risultare “stagnante” ma piano piano si finisce rapiti dai dialoghi, bellissimi, semplici e “veri”, e non serve davvero altro (ovvio le interpretazioni ci sono) per far riuscire nella sua assoluta semplicità questa perla cinematografica. Ho pensato a Cronenberg, Dostoevskij e Von Trier, lo spettatore cala nell’abisso, nel vuoto assieme al protagonista, una presenza gelida, egegiamente affiancata dai paesaggi Svedesi che diventano piano piano assoluti e primari co-protagonisti. Dal giorno alla notte, quanta verità, tanta da poter fare male, tanta da poter “far paura”.

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