Disperate idealizzazioni / 19 Marzo 2024 in Estranei

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Era da un po’ di tempo che non mi si inumidivano gli occhi, al cinema.
Ecco che, un po’ inaspettatamente, per me, Estranei di Andrew Haigh mi ha fatto commuovere: è una storia di perdita, lutto, solitudine, disperazione e follia raccontata con molta delicatezza e una certa originalità, perlomeno narrativa, e interpretata con disarmante intensità da Andrew Scott (Adam) e Paul Mescal (Harry).

I sogni di Adam sono tutti dolorosissimi, ma quel che mi ha steso, definitivamente, è quello sviluppato sul rapporto con Harry, ultra idealizzato e super romantico, al punto che il finale, per quel che mi riguarda, è solo apparentemente rassicurante (perché Adam abbraccia Harry di spalle, in quello che dovrebbe essere il letto nel proprio appartamento. Solo che Harry sembra assumere la stessa posizione del suo cadavere, compresa la piega del braccio sinistro, quello che, nella “realtà” tiene la bottiglia di whiskey giapponese, quando Adam lo rinviene, ormai in fase di decomposizione).

Bella colonna sonora, con brani molto brit e molto ’80/’90 (com’è giusto che sia) di, fra gli altri, Pet Shop Boys, Alison Moyet, Fine Young Cannibals e Blur (Death of a Party calza benissimo alla situazione).

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