Tecnica e sostanza / 6 Gennaio 2024 in Adagio

Sollima torna alla regia per chiudere la trilogia della Roma criminale e lo fa in grande stile ma lo fa in maniera pacata e assolutamente non sensazionalistica.

L’incendio che avvolge Roma e che peggiora la calura in un’estate già torrida fa da sfondo a una storia che comincia con un ricatto e prosegue con un inseguimento e una volta compreso il reale pretesto del film è impossibile non fare un paragone con I Ragazzi di Vita di Pasolini, Manuel, il protagonista, è uno di loro.

Ho citato Pasolini non a caso perché oltre a quanto detto poco fa, Sollima, riesce a mettere in scena, sia scenograficamente con gli interni delle abitazioni che fotograficamente(il lavoro fatto da Paolo Carnera è impressionante, i contrasti notturni sono uno spettacolo per gli occhi) con il panorama romano, lo squallore della città eterna come solo il grande Pasolini e pochi altri sono riusciti nella storia;
per non parlare del discorso economico-consumistico e del Potere invisibile che divora tutti i personaggi e su cui lo scrittore classe ’22 ha incentrato la parte fondamentale della sua critica.

Tutti personaggi da criminali a poliziotti sono trattati con umanità, nel bene e nel male, c’è una specie di rovesciamento dei ruoli e quindi criminali buoni e sbirri cattivi, entrambi sono facce della stessa medaglia, entrambi vivono in quartieri degradati, entrambi violano la legge per soldi, entrambi uccidono per un potere che non comprendono e che come l’incendio che avvolge Roma non lascia intravedere vie di fuga e attira nella sua morsa politici, poliziotti, criminali con carriere ormai al crepuscolo e innocenti.
Non spenderò parole per la recitazione perché sarebbero superflue ma farò una piccola eccezione per Giannini, per me, nel ruolo della vita, in alcune inquadrature sembra come se non ci fosse distinzione di colore tra le sue pupille e l’iride, sembra come se fossero gli occhi di un predatore, stanco ma determinato.

Sonoro e montaggio impeccabili.

L’adagio è un tempo più lento dell’andante(56–108 bpm) e più mosso del largo(40-48 bpm) che oscilla tra i 48 e i 97 bpm, questa la definizione di Wikipedia e della Treccani,
definizione che descrive perfettamente il ritmo narrativo del film che mantiene una certa pacatezza come nei dialoghi tra Cammello e Manuel ma che ogni tanto ha dei picchi più adrenalinici, come nella splendida sequenza avvenuta nella casa di Polniuman (Mastrandrea) con Adriano Giannini e che dimostra tutto il talento di Sollima nelle scene d’azione, un po’ un Michael Mann italiano.

Adagio è un film estremamente intimo, lontano da ogni forma di manicheismo, di difficile catalogazione, è un noir, ma è anche un crime, è un film drammatico ma è anche un film di denuncia, sicuramente il migliore della trilogia perché lascia un anelito di speranza per il futuro e conclude con dignità un passato criminale che non tornerà più.

Leggi tutto