Recensione su Gigantic

/ 20085.629 voti

28 Aprile 2013

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Commedia americana piacevolissima, con protagonista Paul Dano, con la sua faccia da avrò-per-sempre-15-anni (era il fratello in Little Miss Sunshine e il predicatore svalvolatissimo ne Il petroliere) che vende materassi. John Goodman in un ruolo secondario fa quel che ci si aspetta da John Goodman – cioè riempire da solo lo schermo – il tono surreale dell’inizio si stempera un poco verso la conclusione, con i personaggi che tendono, sigh, a “normalizzarsi”. Il barbone-nemesi nessuno ha capito chi o cosa sia, e perché. Il programma recita che il film ha un “tocco alla Gondry”. Solo che no. Al massimo alla Wes Anderson.

2 commenti

  1. Stefania / 1 Ottobre 2013

    Per me, né Gondry, né Anderson: del primo non ha la fantasia, del secondo non possiede l’eleganza rétro. Questo film è, per me, l’ennesima forzatura un po’ geek sul tema “ammmore”.
    Ingredienti ricorrenti:
    – lei un po’ stramba perché piena di problemi;
    – lui strambo (ma meno di lei) perché timido;
    – contorno di parenti sopra le righe;
    – colonna sonora indie.
    Il problema è che il risultato, per quel che mi riguarda, in questo caso è mediocre assai. Spoglia, come una cipolla, i personaggi del loro contorno “alternativo” (genitori ricchissimi, capaci di espellere un tumore vomitandolo, per esempio, o il desiderio di adottare un bambino cinese fin dalla più tenera età) e resta una “normale” storia d’amore in cui il timore di legarsi a qualcuno è quasi più forte del sentimento che si prova verso questa persona, un tema pressoché universale, e forse è questo l’unico aspetto che ho apprezzato, ovvero la natura del racconto, la sua universalità, appunto. Per il resto, mah.
    Mi viene in mente Beginners di Mike Mills che, secondo me, ha reso molto meglio un materiale molto simile a disposizione.

    Ho giustificato (perché una giustificazione volevo darmela, eccheccavolo 😀 ) la presenza del barbone aggressivo (ma era Zach Galifianakis?) come una malattia mentale del protagonista, un dissociato mentale che, come [SPOILERRRRRR] Edward Norton in Fight Club [FINE SPOILER] si prende a cazzotti da sé e che, nella lotta finale col senzatetto, uccide definitivamente un lato di sé che, forse, lo limitava.

  2. tragicomix / 3 Ottobre 2013

    però ha la indieaggine 😀 non che ricordi granché, ma a me non era dispiaciuto come era declinata la storia (che poi, le storie raccontate son sempre le stesse, anzi, agli estremi sempre la stessa), mi sembra ricordare fosse pacata e ironica e gentile; dico, già solo il contorno alternativo qualcosa vale, e non difficile ma nemmeno così scontato. Qui era fatto in un modo che a me piace, e potrei vederne a centinaia, senza che nessuno mi paia un capolavoro 😛
    Del finale ricordo ormai zero tondo 😀

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