Recensione su Hahaha

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I tempi andati / 8 Marzo 2013 in Hahaha

Fu una serata interminabile quella in cui Wang mi raccontò la sua storia, tra un bicchiere e un altro. O meglio la storia del suo amico poeta, delle avventure di questo smidollato scribacchino e delle sue donne. E più andava avanti con il racconto, più quelle donne mi sembrava di conoscerle. Per la miseria, parlava proprio di quella ragazza per cui ho sbavato per una intera estate, che ho seguito per giorni, con cui pensavo addirittura di sposarmi. A cui avrei affidato la mia vita, i miei soldi. E per lui niente, un episodio insignificante, una avventura estiva come tante.
Forse sarà stato l’alcool, ma tra noi nacque comunque una specie di complicità e nel rimestare i ricordi insignificanti di quell’estate ci prese una nostalgia quasi lacrimosa. Dei tempi andati che non potranno mai più essere. Anche se onestamente non è che fossero un granché.

4 commenti

  1. yorick / 8 Marzo 2013

    “Hahaha”, ovvero uno dei titoli migliori che abbia mai sentito.

  2. lithops / 8 Marzo 2013

    Sì, concordo, titolo bellissimo. Ma non è che faccia ridere poi così tanto. Forse qualche sorriso amaro. Ma noi siamo occidentali…

    • yorick / 8 Marzo 2013

      Sì, infatti. Il problema è che ho smembrato le cose. Che non facesse ridere, l’avevo intuito. Però da come la metti giù nella rece (mi riferisco all’ultima kafkiana frase) ti fa ridere eccome, e ti fa ridere perché dev’essere una di quelle cose ultradeprimenti stile “Things we do when we fall in love”.

  3. lithops / 8 Marzo 2013

    Non esageriamo, è molto più leggero. I personaggi sono i soliti idioti alla Hong Sang-soo, più che altro imbarazzanti.

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