Videocracy

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Videocracy

Quanto è cambiata la televisione italiana negli ultimi trent'anni? Ma soprattutto, quanto ha contribuito a cambiare gli italiani? Questo film documentario di produzione svedese punta l'obiettivo sulla tv generalista e commerciale, focalizzando l'attenzione sulla sua capacità di creare modelli, influenzare le opinioni e condizionare lo stile di vita di un'intera popolazione: uno strumento potentissimo, specchio delle tante miserie e di qualche nobiltà della nostra società.
laschizzacervelli ha scritto questa trama

Titolo Originale: Videocracy
Attori principali: Silvio Berlusconi, Flavio Briatore, Fabrizio Corona, Lele Mora, Simona Ventura, Marella Giovannelli, Rick Canelli

Regia: Erik Gandini
Sceneggiatura/Autore: Erik Gandini
Produzione: Danimarca, Finlandia, Gran Bretagna, Svezia
Genere: Documentario
Durata: 85 minuti

Dove vedere in streaming Videocracy

19 Gennaio 2013 in Videocracy

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Mh, mah, proprio definirlo un bel film niafaccio. Non si capisce bene perché Corona e Lele Mora siano stati d’accordo a farsi riprendere come i cretinidiotimbecilli che sono. Didascalico e più per gli sranieri che per noi. Sapevo di Lele Mora che fa sentire Faccetta nera sul cellulare, francamente non immaginavo in vita mia che avrei visto Corona lavarsi il pisello. Ed è stato un duro colpo (oh, per carità, magari a voi piace…).
Si entra incazzati con Berlusconi e si esce uguali, e un po’ nauseati. E comunque Surplus, anche se nessuno sapeva chi fosse Gandini,mi era piaciuto di più.

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12 Febbraio 2012 in Videocracy

Un documentario su un tema del genere era necessario. Purtroppo la realizzazione lascia un po’ a desiderare: noioso, talvolta approssimativo, e non tocca tutti i fatti che ci si aspetterebbe.

15 Aprile 2011 in Videocracy

Il documentario come tale è un tantino privo di una tesi ben dimostrata, ma il suo valore è altrove: ossia nell’esposizione palese e sfacciata di quello che noi subiamo e viviamo tutti i giorni, qualcosa che ci ha assuefatti.
Colpisce l’incipit alla luce degli ultimi scandali di silvio, quell’inizio casareccio e orrendo della futura canale 5 che aveva un solo fulcro: il corpo della donna spogliato, un corpo senza volto che è solo carne nuda esposta agli sguardi di tutti.
Fa vergognare tutto il documentario, non perchè dica qualcosa di strano, ma perchè te lo fa vedere da fuori, perchè lo vedranno all’estero e ….insomma non si può sempre far finta di essere spagnoli quando si va all’estero no?
Ma davvero vorrei sapere cosa gira nella testa delle persone che fanno la fila per toccare e fotografare Lele Mora o Corona, ma perchè? Un Corona assurto a contraltare del premier (ebbene sì) con quella camicetta molto Gomorra (ma lui se ne accorge o è così preso dai soldi che tutto fa brodo?) e quell’estetica massificata totalmente brutta.
E veniamo all’operaio che si domanda perchè lui debba fare l’operaio per sempre, mentre il tronista o la velina o i fratellini o che so io, con un paio di giorni di esposizione di se stessi hanno denaro, popolarità, donne (eh sì rassegnamoci, è un tutto un problema di gnocca)? Come uscira da questo ginepraio, da questo meccanismo, da questa razionalità adamantina? Come far pensare diversamente una persona che non chiede al proprio capo di governo di lavorare per migliore la propria condizione economica e sociale, ma di ragalargli il sogno della televisione?
Un popolo imprigionato nell’incanto della perfezione dello studio televisivo che non si vuole accorgere della plastica, dell’innaturalità, della finzione dello studio stesso…..mah!

Credo che la tesi che volesse portare avanti, ma appunto non ci riesce, sia quella dell’apparire che è applicato al mezzo televisivo, per cui i programmi non sono centrati altro che nel mostrarsi della gente, e alla politica, luogo in cui si mostra Silvio, il suo corpo (il corpo del potere), la sua vita, la sua ricchezza e tutto quadra, tutto si placa, tutto funziona.
Il livello oltre ciò, ossia un livello riflessivo su tesi politiche, valutazioni economiche, ideologiche etc, oppure un livello riflessivo anche sul mestiere tv (non dimentichiamoci che prima bisognava saper fare qualcosa per fare tv, con tutti i limiti della tv), non ha più senso. Annullamento della riflessione, mostrarsi, impudicamente, sfacciatamente, totalmente con il sogno dell’eden della ricchezza dietro l’angolo elargita magnanimamente dall’alto.

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