Violenza e semi corrotti / 3 Agosto 2018 in The Tale

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Presentato al Sundance 2018, il film HBO racconta con molta crudezza le dinamiche che sottendono una profonda violenza psicologica e fisica nei confronti di una bambina di tredici anni.
Il tema è delicatissimo e la storia raccontata è fastidiosa e molto dolorosa. Più volte, nel corso del film, ho provato disagio fisico, stordita anche dalla confusione mentale della protagonista.

La regista e sceneggiatrice di The Tale, la documentarista Jennifer Fox, ha attinto a una personale esperienza biografica per mostrare quali subdoli meccanismi vengono messi in atto per conquistare la fiducia di una persona e, poi, manipolarla, tradirla e corromperla. L’effetto di questo tipo di azioni è permanente, il danno causato sulla psiche è irreparabile. In particolare, in questo film viene mostrato chiaramente come si possa modificare la memoria al solo scopo di sopravvivere al ricordo del dolore.

Pur avvalendosi di attori convincenti (brava la Dern, candidata agli Emmy 2018, adeguate pure la Burstyn e la Debicki, ma anche la giovane Isabelle Nélisse, già vista in Mommy di Dolan, che, in virtù del suo aspetto prepuberale, è perfetta per il ruolo), il film della Fox mi è sembrato molto difettoso.
Nel tentativo di rispecchiare la confusione mentale della protagonista adulta, nel corso del suo primo quarto il film sembra respingere lo spettatore, che non comprende bene cosa sia accaduto alla protagonista durante un periodo specifico della sua vita e come lei si stia muovendo per ricordare nel modo più corretto quei fatti. Alcuni artifici narrativi, come la comparsa/scomparsa di elementi e persone, il dubbio sul contenuto di alcuni dialoghi e il confronto più o meno immaginario fra Jenny e Jennifer, sono molto azzeccati. Però, secondo me, al film manca una definizione più marcata dei personaggi e di alcune situazioni-chiave. In particolare, mi lamento della rappresentazione della Signora G. da anziana, del didascalismo con cui viene messo in scena il parallelo esistente fra l’attività di documentarista di Jennifer e la sua incapacità di accettare e raccontare precisamente ciò che le è accaduto, della madre di Jennifer e del confronto “ultimo” con la figlia (il suo comprensibile senso di colpa è solo accennato in una scena un po’ frettolosa), dell’incontro risolutivo con il vecchio Bill (mentre è molto toccante il successivo incontro immaginario fra la bambina e la donna in bagno), della scoperta di alcuni dettagli insieme a Iris.

Insomma, The Tale ha un grande valore umano e “sociale”: parla di violenza ai danni di persone in fieri (maschi, femmine, non importa), cioè di futuri adulti, che, come semi corrotti, potrebbero non essere mai in grado di dare buoni frutti (vedi, il personaggio della Signora G.).
Per il resto, per quanto si tratti di una produzione dell’eccellente HBO, la natura televisiva del film, a mio parere, è troppo evidente e la qualità generale non si discosta da altri film simili trasmessi in ore pomeridiane sulla tv generalista.

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