Nope

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Nope

Gli abitanti di una zona rurale della California fanno una scoperta agghiacciante. Nel cielo, compare qualcosa di anomalo, difficile da definire, che sembra essere causa di strani eventi e grandi sconvolgimenti.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Nope
Attori principali: Daniel Kaluuya, Keke Palmer, Brandon Perea, Michael Wincott, Steven Yeun, Wrenn Schmidt, Keith David, Devon Graye, Terry Notary, Barbie Ferreira, Donna Mills, Osgood Perkins, Eddie Jemison, Jacob Kim, Sophia Coto, Jennifer Lafleur, Andrew Patrick Ralston, Lincoln Lambert, Pierce Kang, Roman Gross, Alex Hyde-White, Hetty Chang, Liza Treyger, Ryan W. Garcia, Courtney Stephens, Caden J. Lovgren, Malcolm Jae O'Shea, Evan Shafran, Mark Casimir Dyniewicz Jr., Mostra tutti

Regia: Jordan Peele
Sceneggiatura/Autore: Jordan Peele
Colonna sonora: Michael Abels
Fotografia: Hoyte van Hoytema
Costumi: Alex Bovaird, Leslie Sungail
Produttore: Jordan Peele, Ian Cooper, Robert Graf, Win Rosenfeld
Produzione: Usa
Genere: Horror
Durata: 130 minuti

Dove vedere in streaming Nope

Peele e le lunghe metafore / 18 Marzo 2024 in Nope

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Finora, avevo trovato i film di Jordan Peele interessanti.
Negli ultimi anni, Peele ha contribuito a portare in auge un rinnovato cinema politico di taglio fantascientifico, in cui, attraverso il medium cinematografico, si portano in scena metafore che provano a raccontare, in codice (e con i codici del cinema di genere), un tempo presente molto contraddittorio in tutti i suoi asetti.
Ora, Nope mi ha lasciato perplessa, rispetto ai lavori precedenti di Peele che ho visto, perché l’uso della metafora mi è sembrato (se possibile) ancora più fine a se stesso del solito. Cioè, è come se lo scopo di Peele, qui forse più che altrove, sia quello di vedere fino a che punto il pubblico riesce a stargli dietro.

Ho letto un articolo del Time in cui venivano proposte almeno quattro chiavi di lettura del film (è una parabola sul potere del cinema, una critica sulla cultura del controllo, un modo di parlare di storia afroamericana, un film sul capitalismo). Il che, posto che tutte possano essere confermate, mi pare sintomo di una certa urgenza comunicativa da parte del regista, ma anche di una scarsa coesione di intenti (intendo: Peele sembra aver voluto parlare di troppe cose contemporaneamente – e non che non potesse farlo, eh! Non che queste cose non possano essere affrontate insieme, eh! -, senza approfondire un tema specifico, benché la questione dell’identità e dello sfruttamento dell’individuo mi sembrino preponderanti).

A conti fatti, Nope può essere visto come una rilettura e una declinazione in chiave sociologica del film Lo squalo di Spielberg (non è affatto un caso che quello di Spielberg venga considerato il primo blockbuster estivo della storia del cinema e che, nel 2022, Peele abbia scelto di far debuttare il suo film a luglio, perlomeno negli Stati Uniti).
L’alieno (?) di Peele è “territoriale e affamato” come i mostri di Spielberg (vedi anche i dinosauri di Jurassic Park) che, allo stesso modo dell’assurdo occhio/bocca/ano volante di Nope, sono o possono diventare oggetto di mercificazione mediatica proprio per via della propria natura animale.

Peele riesce a creare in modo raffinato un’ottima atmosfera tesa e disturbante (di fondo, lo spettatore non ha assolutamente idea di cosa debba aspettarsi dal film, neanche durante il pieno svolgimento del lungometraggio, e non è una cosa banale), ma confesso che parte del suo lavoro, con me, è andato perso durante la lunga sequenza della “cattura” del mostro, anche a causa della rappresentazione dell’evoluzione dell’alieno in forma “fluttuante”. In realtà, è molto interessante anche l’uso di una forma cangiante per il mostro, perché è chiaro che l’alieno è una creatura organica, non un ufo di natura meccanica e ingegneristica, e che, cambiando forma, mette in atto tecniche tipiche di quegli animali terrestri che si gonfiano o adottano tecniche simili per apparire più grossi e spaventare i nemici. Ma tutto questo è chiaro fin dal momento in cui si comprende che l’ufo mangia ciò che cattura e che adotta comportamenti “animali”, quando si rapporta con quelle che, a tutti gli effetti, sono prede (si apposta, si mimetizza, caccia, cattura, mangia, digerisce).
A un certo punto, quindi, ho cominciato a domandarmi perché, in generale, Peele abbia sentito la necessità di diluire in questi termini e con questa durata il racconto.
Per esempio, anche la parentesi della scimmia Gordy è funzionale a sottolineare il binomio mostro e merce, ma -ouh, che vi devo dire- mi è sembrata troppo didascalica e sovrabbondante (per quanto sviluppata in modo correttamente inquietante).

Insomma, sulla distanza, Nope (che, paradossalmente, è un film perfetto nella forma e nella tecnica) mi ha annoiata e, con me, ha gettato alle ortiche le sue ottime premesse (e una bella citazione di Akira).

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Dove si vuole andare a parare? / 26 Agosto 2022 in Nope

Terzo film di Jordan Peele e il mio giudizio rimane tale, è un regista di indubbio talento però trovo che, come il suo collega Christopher Nolan, sia incensato più di quanto meriti.
Nope dal punto di vista tecnico è un gran bel film (regia, montaggio e fotografia sono superlativi), il problema per me, ancora una volta, sta nel fatto che non riesco a capire dove si voglia andare a parare, è un film strano, spiazzante, pieno di metafore, un misto di fantascienza(a me ha ricordato “la guerra dei mondi” di Steven Spielberg), horror, thriller, western, con un inizio intrigante e una critica nei confronti dell’uomo moderno che pur di fare soldi sfrutterebbe qualsiasi cosa.
Devo dire che a tratti mi ha un po’ annoiato, troppo lento anche se nel complesso mi è piaciuto però boh, ci sono degli aspetti che non mi sono chiari, per questo credo che meriti una seconda visione.
La colonna sonora mi è piaciuta molto.

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25 Agosto 2022 in Nope

Era bollato come film dell’orrore, ma di orroroso c’era poco. Soffriva comunque di tutti i difetti e le inconsistenze del suo film precedente, forse con l’aggravante di un primo tempo troppo lento. Peele non e’ proprio nelle mie corde, peccato.

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