Kill Boksoon

Anche i killer sono esseri umani, sembra volerci dire Byun Sung-hyun, autore e regista di questo film; e passa a dimostrarlo esaminando nel dettaglio i sentimenti e le complesse motivazioni dei suoi personaggi. Non ce n’è uno che sia una mera macchina per uccidere, come succede troppo spesso nei film del genere, e anche se non ci si può aspettare una descrizione realistica dei personaggi, quasi tutti bigger than life, la loro vita emotiva riceve comunque un’attenzione perfino maggiore di quella riservata alla coreografia delle buone scene d’azione. Non tutto è perfetto: il personaggio della figlia non è molto convincente, e rende di conseguenza il finale insoddisfacente; l’attenzione formale c’è, con movimenti di camera che cercano l’originalità, ma a volte produce risultati non azzeccatissimi; il film, benché mai lento, è forse un po’ troppo lungo. Più in generale mancano momenti davvero memorabili, tranne quello in cui la protagonista, al primo incontro con Cha Min-Kyu, rovescia una situazione critica; ma lo fa a spese della coerenza con il carattere della Gil Bok-soon adulta. Nonostante questo, Kill Boksoon rimane comunque un bel film.