Il camorrista

Tornatore, al debutto come regista, cerca da subito di azzeccare il suo capolavoro. Ovviamente non ci riesce ma sarà comunque lì dietro l’angolo.
Il film si atteggia a colossal (e il budget lo giustifica) e per lunghi tratti ci riesce…però nonostante tutte le buone intenzioni quel sapore da sceneggiato tv non l’abbandona mai.
La storia copre un arco narrativo enorme allo scopo di costruire una vera e propria mitologia del protagonista. Peccato che il tutto sia narrato tra stereotipi e un ingessatura generale di fondo che smorza quei toni epici e trionfali che vorrebbe avere. Troppo spesso sembra di assistere ad un mix di sceneggiata alla Merola e sceneggiato alla Rai.
Nonostante tutto il film si segue bene, i fatti si susseguono in maniera naturale senza creare confusione, e la giovane regia di Tornatore è già abbastanza disinvolta. Minutaggio forse eccessivo ma a ben guardare essenziale.

Ben Gazzarra nonostante sia supportato da un ottimo doppiaggio risulta spesso “troppo americano” nelle movenze e nella gestualità. Tutto sommato offre una buona prestazione e chiaramente catalizza l’attenzione su di sé dall’inizio alla fine. Diversi attori forniscono buone prove, uno su tutti Leo Gullotta che si aggiudicò il David di Donatello come migliore attore non protagonista.

Al netto dei difetti il film si guarda bene, forse giusto un po’ invecchiato e pomposo.

Che dire?
Un film a dir poco buono nei confronti di questo criminale.
Operazione rischiosa quella di raccontare la storia di un delinquente, perchè se ci si mette nei suoi panni si rischia di giustificarne le azioni più meschine.
E infatti il risultato è che quasi quasi mi mettevo ad ascoltare Gigi D’Alessio dopo averlo visto.
Su Youtube ci sono molte scene di questo filmone messe da camorristi e pseudocamorristi, tanto per chiarire quello che intendo dire.