16 Agosto 2013 in Un re a New York

Definirei questo film una critica molto ironica con tratti autobiografici.
Ammetto che rispetto ai capolavori più conosciuti di Chaplin, questo mi è piaciuto nettamente meno.
Tutto sommato è completo, pur essendo il primo film girato fuori dagli Stati Uniti.
Di per sé rappresenta uno specchio sulla società americana, sulle manie e le problematiche del periodo.
Fondamentali per capire le ideologie del regista sono i pensieri espressi dal bambino (Rupert -Michael Chaplin).
Il finale non presenta colpi di scena ma, sicuramente, è arricchito dalla speranza di cambiamento.

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