Succession

Prima stagione
Succession è la classica storia di intrighi famigliari all’ombra di un patriarca potente che, però, contiene aspetti che trovo molto interessanti e ben sviluppati, al punto da renderla “nuova”.

In sostanza, Logan Roy (Brian Cox) è un manipolatore prepotente, castrante, psicologicamente violento.
Tutti i suoi figli sono individui fragili che, nel tempo, hanno sviluppato tecniche diverse per tentare di sopravvivere alla sopraffazione paterna (ma, finora, mi pare di notare che, volenti o nolenti, soccombano sempre al potere economico e psicologico del padre).

Kendall (Jeremy Strong), Shiv (Sarah Snook), Roman (Kieran Culkin) e Connor (Alan Ruck) sono individui pericolosi, perché succubi dei privilegi che il padre gli concede da sempre con apparente generosità (ovviamente, in realtà, Logan dispensa benefici solo per legare a sé le persone).
Ciascuno sembra aver assorbito alcune caratteristiche comportamentali e strategiche del padre e le applica con diverse modulazioni su chi li circonda (Shiv, per esempio, manipola le persone come se fossero cubi di Rubik; a Roman piace umiliare le persone; ecc.).
La paura di perdere disponibilità economica e pregio sociale istupidisce, letteralmente, gli eredi di Logan e i loro prossimi (in questo senso, trovo emblematici il Tom di Matthew Macfadyen e il Greg di Nicholas Braun).

Succession è una serie tv claustrofobica: ogni episodio stringe una catena invisibile intorno ai personaggi e allo spettatore. La fine di ogni puntata è una specie di liberazione. Ma ne vuoi ancora.
Spero che la qualità narrativa si mantenga alta fino alla quarta stagione.

Voto prima stagione: sette stelline e mezza.