Visionando.

Parliamone: Me and you and everyone we know – Miranda July.

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  • #46084
    EnToPan
    Partecipante

    #50887
    icarus
    Partecipante

    (Da notare la sottigliezza del backdrop a visione ultimata… )

    #50888
    Saturn
    Partecipante

    Il film di Miranda July propone una riflessione sulla contemporanea società della comunicazione, sul digitale, facendo convivere sullo schermo tutto un insieme di canali mediatici diversi – da internet fino ai fogli scritti che il collega di Richard appende alla finestra di casa sua e attraverso i quali attua una sorta di sesso virtuale che niente ha da invidiare a quello praticato nelle chat. All’interno di un mondo che ha moltiplicato la possibilità di contatti reciproci, però, si muovono delle figure umane sofferenti e sole, incapaci di instaurare relazioni genuine e avide di un altro tipo di contatto, più specificamente umano. È anche un modo alla rovescia, in cui gli adulti sono più immaturi dei loro figli, al contrario eccessivamente precoci.
    Beninteso, però: non si tratta di condannare in toto l’odierna società multimediale, ma di trovare i margini per uno scambio autentico, dei modi per guardarsi negli occhi aldilà – o forse proprio per mezzo – della mediazione rappresentata dallo schermo. È questo che Christine è riuscita a fare, attraverso un video inviato proprio a quella gallerista da cui dipende la realizzazione dei suoi sogni e che solo poco prima aveva avuto di fronte in carne e ossa, ma da cui a malapena era riuscita a farsi guardare.
    E poi c’è l’arte, attraverso cui condividere esperienze, entrare in risonanza con il dolore altrui. Christine alla fine riesce a farsi esporre, ma l’opera che vediamo non è quella di “un’artista solitaria”, come lei si definiva all’inizio, ma quella di una persona che ha rinunciato all’assolutezza del suo ego per abbracciare la sofferenza di qualcun’altro (non è sua la voce che parla al microfono, ma è quella di Michael, l’anziano a cui Christine faceva il servizio taxi e che ha perso la sua compagna).
    Solo in questo modo l’arte può divenire parte della vita, può creare legami autentici e non essere solamente espressione di un io chiuso in se stesso. È questo il senso di uno dei momenti più belli di tutto il film, verso la fine, quando il quadro che ritrae un uccellino viene posato sull’albero: il ritratto sembra quasi confondersi con i rami e le foglioline, con ‘elemento naturale reale, e più sotto, appoggiate fra loro stanno le mani di Christine e Richard, a contatto fra loro e con il tutto. L’arte, la natura, l’amore.

    #50889
    dontbefancyplease
    Partecipante

    @Saturn sono rimasto a bocca aperta per quello che hai scritto.

    Ho appena finito di vedere il film. Il finale è davvero una spanna sopra il resto del film, comunque bello e ricco di spunti. L’ho apprezzato molto.

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