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Parliamone: Dancer in the Dark- Lars Von Trier

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  • #46058
    EnToPan
    Partecipante

    Ho già appuntato Dancer in the Dark tra i film da vedere durante questo mese e non vedo l’ora di poterne parlare con voi, non appena finito.
    Dopo la visione, potrete parlare qui delle vostre impressioni 🙂

    #50655
    Saturn
    Partecipante

    Non so se alla fine qualcuno abbia visto Dancer in the Dark ma io provo comunque a scrivere le mie opinioni.
    Si tratta di un film che mi ha lasciato addosso una grande impressione di verità, come se ciò che è ripreso fosse qualcosa di vivo, reale e tangibile. Quest’impressione d’altra parte si pone in netta contraddizione con il carattere melodrammatico della storia e con la scelta di genere fatta dal regista: il musical. È anzi proprio dalla contraddizione (da una parte il genere, dall’altra uno stile quasi documentaristico) che scaturisce la grande forza del film. La videocamera digitale di von Trier si muove cercando quasi il contatto fisico con il corpo degli attori, in alcuni casi sembra voler abbracciare affettuosamente i personaggi. Credo che quest’impressione di verità risulti particolarmente evidente nell’ultima scena: mai la barbarie della pena di morte era stata rappresentata in modo simile. Certo, ancora una volta si tratta di finzione: ma la disperazione della protagonista, il senso di panico vissuto all’affacciarsi della morte, le sensazioni così vive provate da noi spettatori sono reali.
    È, comunque, un film in cui l’essenziale si trova nei dettagli.

    #50656
    dontbefancyplease
    Partecipante

    Per primi minuti, di questo film mi hanno colpito molto i tagli netti non solo tra una scena e l’altra, ma addirittura quelli che frammentano la stessa scena. Con ogni probabilità questo è il motivo per cui all’inizio del film “ero io, lo schermo e, dietro d’esso, il film”… devo essere rimasto spiazzato; come, ad esempio, non lo sarei stato se avessi premuto play sapendo di vedere un documentario.
    Tuttavia mi sono abituato presto alla cosa ed il risultato è, credo, espresso benissimo da @SATURN con le parole “una grande impressione di verità” (spero di non snaturare le tue parole, perdonami nel caso!); inoltre; assieme a questi tagli (si parla di montaggio? Sono un profano…), anche i dialoghi hanno contribuito all’immersività nel “reale”: i personaggi incespicano nelle parole, non usano sempre il tempo verbale più adeguato.
    È un film in gran parte spoglio degli artifici tipici del cinema. Ribadisco che la cosa mi ha spiazzato inizialmente, per poi farmi immergere molto meglio nel film… tant’è che le oltre due ore io non le ho proprio sentite passare.

    Riguardo il contenuto… non ho molto da dire, in realtà; è il film che deve parlare, “ascoltate” lui.
    Le lacrime non mancano e se si è particolarmente emotivi/empatici/predisposti spingeranno spesso per uscire.
    Il titolo del film, per chi non avesse letto nulla prima della visione, viene comunque chiarito molto presto… ma mi piace pensare che quel “dark” non sia riferito solamente allo handicap della protagonista; per quanto mi riguarda, “dark” potrebbe sopratutto indicare la situazione che Selma crea nell’interesse di suo figlio — mi riferisco a tutte le volte che decide di mantenere il segreto.

    Be’, mi ha molto preso.
    Ah, io amo Björk.

    #50657
    Saturn
    Partecipante

    Mi piace molto quello che dici riguardo alla recitazione degli attori, è una bella osservazione. Von Trier pretende sempre molto dai suoi interpreti, li spinge a rivelarsi, a improvvisare, a vivere le situazioni fornendogli anche istruzioni in diretta. In questo modo sul set si instaura una tensione che traspare sullo schermo e infatti tu l’hai notata. L’attore è così messo a nudo nel suo lato umano, nelle sue debolezze, nei suoi impacci, nei suoi sentimenti. A questo punto non siamo più nella sfera della finzione ma in quella della realtà. Sfuma il limite fra questi due ambiti.
    Se ti è piaciuto “Dancer In the Dark” prova a guardare anche “Le onde del destino”. Non rimarrai deluso!

    #50658
    dontbefancyplease
    Partecipante

    Interessante. Ora ben si spiega la sensazione che ho avuto — e devo dunque dire che il regista ha svolto un bel lavoro su questo piano.
    “Le onde del destino” lo avevo in lista tra i film da vedere, sarebbe dovuto essere il mio primo film di Trier: grazie al tuo consiglio sarà il suo prossimo.

    #50659
    EnToPan
    Partecipante

    Con ritardo estremo sono finalmente riuscita ad immergermi anche io nella visione del film.
    Ho letto le vostre opinioni solamente ora, per non avere pregiudizi o per non indurmi, anche solo inconsciamente, a notare qualcosa che fosse “fuori da me”.
    Il primo approccio con la pellicola è stato strano.
    I tagli di cui parlate mi sono risultati, inizialmente, disturbanti.
    Come non riuscissi a star dietro alla videocamera, abituata malamente alla fluidità.
    Poi ho fatto mente locale, ed immaginato tutto ciò che traspare come il riflesso della visuale umana : costantemente richiamata da nuovi segnali e quindi frammentaria.
    Tenacia, testardaggine ed una forza innata in mezzo a così tanta fragilità.
    La prima ora mi ha portata a picchi di rabbia e risentimento.
    Da lì in poi ho affrontato la visione di pancia, lanciandomi completamente andare alla sua disperazione, al suo modo così cristallino di esprimerla.
    Sono d’accordo con quanto detto sulla terminologia.
    Anche a mio vedere, quel “dark”, può essere riferito all’occultamento della verità in favore di una storia ben più banale e “già sentita”.

    #50660
    verons
    Partecipante

    Finalmente l’ho visto!
    Comincio dicendo che anche io all’inizio ho trovato fastidiosi i movimenti della mdp. Poi però mi sono abituata e sono entrata nella storia. Le vicende di Selma mi hanno preso molto, ho provato simpatia per Kathy, pena per Jeff e ho odiato moltissimo Bill.
    Nemmeno Selma è passata indenne da questa ondata di sentimenti, a volte contrastanti. Non capivo perchè non tentava neanche di dire tutta la verità e di salvarsi la pelle. Non capivo(e forse non comprendo tutt’ora) questa sorta di comprensione per Bill, il suo modo di approcciarsi a lui dopo aver scoperto che l’aveva ingannata in modo così meschino. Lo ha perdonato?compreso?compatito?O l’obiettivo dell’operazione del figlio mette in secondo piano TUTTO nella sua vita, nel suo cuore e nella sua ragione?Però, appunto, usando la ragione avrebbe potuto ottenere lo stesso risultato e, in più, godere dei frutti dei suoi sacrifici, vivendo. Quindi perché non lo fa?E’ la stessa Selma che risponde dicendo, al processo, che ha promesso di non dirlo. Assolutamente inconcepibile per chiunque, credo. Soprattutto se la promessa in questione è stata fatta ad un uomo del genere. Eppure, per Selma quella promessa vale. E’ come se Selma non fosse toccata nel profondo della sua anima dalle brutture della vita, come se la sua anima rimanesse pura, limpida. E non può rompere una promessa, neanche a costo della sua vita.
    E’ un personaggio molto umano, che esprime la sua umanità anche nelle relazioni che riesce ad instaurare con gli altri(penso a Kathy, ma anche a Brenda!). Inoltre, questa sua leggerezza(non superficialità, ma capacità di librarsi nonostante la negatività) è espressa nel suo amore per il musical: anche in fabbrica riesce a trasformare dei fastidiosi rumori in musica e, non solo, è come se solo attraverso la musica riuscisse ad esprimere il suo mondo interiore.
    Riguardo al finale ho qualche perplessità. Ho apprezzato molto l’idea di chiudere il film con una “penultima canzone”, l’unico mio dubbio è che il regista abbia un po’ calcato la mano nel voler per forza commuovere il pubblico.

    #50661
    dontbefancyplease
    Partecipante

    Uhm… il finale… calcato… il film mi ha commosso in tutta la sua durata; il finale, più precisamente, mi ha rimosso lo stomaco per farmelo poi mangiare. Se era nelle intenzioni del regista che lo spettatore invocasse, a quel punto, la fine della pellicola, be’ con me ha fatto c’entro. Quella scena era un po’ una tortura… (cosa positiva, per quanto mi riguarda).
    O almeno è così che ricordo le mie sensazioni ora =D

    #50662
    verons
    Partecipante

    Non so neanche io quali fossero le intenzioni del regista, considerando anche il fatto che questo è stato il primo film di Von Trier per me, quindi non conosco questo regista 🙂

    #50663
    flameofpain
    Partecipante

    Ho visto il film diverso tempo fa e per quel che ricordo or ora… sono perfettamente d’accordo con @SATURN 🙂
    Un film che si può toccare, sentire, vivere assieme alla protagonista.
    Molto bello (seppur triste) come l’operaia trasforma la monotonia in passione: ogni rumore si trasforma in musica.
    La semplicità di Selma, il suo essere buono è probabilmente la cosa più surreale del film che in finale lascia rabbia e un senso di ingiustizia.
    Come dice @SATURN ; mai la barbarie della pena di morte era stata rappresentata in modo simile.

    Bjork fantastica 🙂 oltre che grande musicista mi si è rivelata pure un’ottima attrice 😀

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