gran bel film / 18 Aprile 2020 in Woman in Gold
sarò di parte perchè amo i biopic, ma l’ho trovato davvero ben fatto. Ritmo serrato ed ottima recitazione, dramma al punto giusto ottima regia. Promosso
sarò di parte perchè amo i biopic, ma l’ho trovato davvero ben fatto. Ritmo serrato ed ottima recitazione, dramma al punto giusto ottima regia. Promosso
Una storia vera riesce quasi sempre nell’intento di coinvolgere di più lo spettatore e di colpire. E in effetti ci riesce anche abbastanza bene, peccato che troppi fatti siano stati alterati. Comunque si parla di una situazione importante, ovvero la restituzione delle opere d’arte e dei beni appartenuti alle famiglie ebraiche che sono stati sottratti durante il nazismo. Nella fattispecie, durante gli anni ’90, Maria Altmann (Helen Mirren) chiede l’aiuto del giovane avvocato Randy Schoenberg -nipote del compositore- (interpretato da Ryan Reynolds) per riappropriarsi del celebre ritratto di Klimt “Ritratto di Adele Bloch Bauer I” (la cosiddetta “Woman in Gold”) che apparteneva a sua zia ed era sempre stato proprietà della famiglia, fino all’avvento del nazismo. I due intraprenderanno un viaggio a Vienna per cercare di risolvere la situazione, ora che il governo austriaco ha dichiarato di essere aperto alla restituzione delle opere d’arte ai legittimi proprietari. Sarà una difficile e faticosa lotta, ma ce la faranno, anche grazie all’aiuto di un giornalista austriaco (Daniel Bruhl). Come detto sopra, una storia che purtroppo differisce troppo dalla vera storia e rovina quello che poteva essere un voto decisamente più alto, perché il film è recitato bene, diretto in modo interessante (belli soprattutto i ricordi di Maria di quando viveva in Austria, dai bei tempi in famiglia all’arrivo dell’opprimente regime nazista). Ad ogni modo, sufficienza piena e film comunque consigliato, brutto non è di certo.
Pellicola insulsa, che per lunghi tratti sembra un film per la tv. Gli attori vengono travolti nel disastro, con Helen Mirren che fa l’anziana bizzosa e Ryan Reynolds chiaramente spaesato. Uniche note positive da Tatiana Maslany (la protagonista da giovane), seria e intensa, che restituisce alla vicenda la gravitas che le spetta. Peccato che la sua parte duri troppo poco.
Bella storia di ideali, sull’importanza della memoria storica e delle proprie radici. Se ci si aspetta un classico film su tribunali e avvocati si rimarrà delusi, si sottolinea maggiormente l’aspetto umano rispetto a quello della legge facendone uscire una storia intensa e non troppo complicata.
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