Il mondo dei robot

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Il mondo dei robot

In un parco divertimenti di un futuro non meglio precisato, i visitatori possono vivere le avventure più disparate, in contesti diversi. Una coppia sceglie il Far West. Un guasto tecnico compromette il sistema di un letale robot pistolero e mette a rischio la loro sicurezza.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Westworld
Attori principali: Yul Brynner, Richard Benjamin, James Brolin, Norman Bartold, Alan Oppenheimer, Victoria Shaw, Dick Van Patten, Linda Gaye Scott, Steve Franken, Michael T. Mikler, Terry Wilson, Majel Barrett, Anne Randall, Julie Marcus, Sharyn Wynters, Anne Bellamy, Chris Holter, Charles Seel, Wade Crosby, Nora Marlowe, Lin Henson, Orville Sherman, C. Lindsay Workman, Lauren Gilbert, Davis Roberts, Howard Platt, Richard Roat, Kenneth Washington, Jared Martin, Robert Patten, David M. Frank, Kip King, David Man, Larry Delaney, Will J. White, Ben Young, Tom Falk, Shirley Anthony, Julie Bennett, Tony Brubaker, Barry Cahill, Bill Catching, Ross Dollarhide, Jaye Durkus, Louie Elias, Bob Harks, George Hickman, Robert Hogan, Kathryn Janssen, Paul King, Alan Marston, Rod McGaughy, Ty Randolph, Robert Nichols, Monty O'Grady, Charlie Picerni, Leoda Richards, David Roya, Tom Smith, Paul Sorensen, Mostra tutti

Regia: Michael Crichton
Sceneggiatura/Autore: Michael Crichton
Colonna sonora: Fred Karlin
Fotografia: Gene Polito
Produttore: Paul Lazarus III
Produzione: Usa
Genere: Azione, Drammatico, Fantascienza
Durata: 89 minuti

Dove vedere in streaming Il mondo dei robot

24 Novembre 2016 in Il mondo dei robot

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il mondo dei robot (Westworld, 1973) rappresenta l’ottimo esordio alla regia di Michael Crichton quando ancora non era diventato il famoso “sacerdote dell’high concept” (definizione coniata da Steven Spielberg) quale è oggi ricordato. Fino ad allora aveva all’attivo una serie di libri scritti sotto pseudonimo e due romanzi di fantascienza, Andromeda (1969) e Il terminale uomo (The Terminal Man, 1972), il primo tradotto in film nel 1970 su sceneggiatura dello stesso autore e per la regia del veterano Robert Wise (The Terminal Man verrà invece adattato per lo schermo nel 1974).

Con già qualche esperienza come soggettista e sceneggiature, Crichton decide di calarsi anche nei panni di regista, ma ebbe non pochi problemi per farsi accettare il progetto dalla casa di produzione, la MGM, poco propensa a impegnare tempo e fondi per un esordiente. Il film viene infatti girato in sole sei settimane e con pochissimi effetti speciali, cosa favorita anche da un’ambientazione da classico film western.

La trama: nell’anno 2000, un parco divertimenti di nome Delos propone ai clienti di vivere tre diverse esperienze in altrettante epoche storiche. Il parco è infatti diviso in tre sezioni: RomaWorld (in italiano reso con l’improbabile Romamundia), ambientata al tempo dell’Impero Romano e presentata come un epoca di “moralità allo sfacelo”; MedievalWorld (Medievonia), ambientata invece in un medioevo romantico; WestWorld (Westernlandia), con una scenografia prettamente americana dell’epoca del vecchio west, che promette ai turisti “violenza sfrenata”. A intrattenere gli ospiti provvedono dei sofisticati robot quasi indistinguibili dagli esseri umani e che offrono loro la possibilità di cimentarsi in duelli, rapine, risse da saloom, giostre medievali, non tralasciando l’aspetto più pruriginoso con avventure erotiche, se non vere e proprie orge. Tutto questo senza che nulla di male possa accadere ai visitatori. I robot infatti possono essere “uccisi” (venendo poi riparati e reinseriti nelle attrazioni), ma essi non possono nuocere ai veri esseri umani. Questo almeno fin quando una serie di guasti non manderà in tilt gli automi e il loro sistema di controllo, facendo si che questi inizino prima a comportarsi stranamente, non rispondendo e anzi ribellandosi agli ordini dei turisti, e poi a uccidere sul serio i visitatori.

I protagonisti sono due amici, John e Peter, che decidono di passare una vacanza nell’ambiente western e che si trovano a sfidare più volte un pistolero dalle fattezze di Yul Brynner (interpretato dallo stesso attore) così come appariva nel film I magnifici sette (The Magnificent Seven, 1960) di John Sturges. Ogni giorno li sfida regolarmente a duello, venendo come da programmazione ucciso, e altrettanto regolarmente tornando il giorno dopo a riproporre il copiane.

Nell’ultimo duello, proprio quando la cosa cominciava a stancare i due amici, il pistolero uccide John per davvero davanti all’attonito pard. Peter, dopo lo smarrimento iniziale, fugge e inizia così una spietata caccia da parte del pistolero attraverso tutti gli ambienti del futuristico Luna Park ormai allo sfacelo. Mentre gli altri automi uno alla volta si arrestano per esaurimento energetico, il pistolero continua il suo inseguimento, essendo un nuovo modello potenziato, fino al conclusivo duello vinto da Peter con l’aiuto di acido e fuoco.

Uno dei migliori film sull’argomento robot e androidi, ben inserito nel panorama della fantascienza cinematografica adulta degli anni settanta prima della rivoluzione contenutistica portata al genere da Guerre Stellari (Star Wars, 1977). La tensione, il ritmo e l’atmosfera fredda come gli occhi dell’androide interpretato da Brynner, tengono lo spettatore inchiodato alla metaforica poltrona. Inquietanti le avvisaglie del malfunzionamento dei robot (come quando una cortigiana-robot di MedievalWorld non accondiscende ai desideri sessuali di un turista e lo schiaffeggia, o altre scene dove i robot non si trattengono più da far del male ai visitatori), così come è inquietante l’incedere implacabile e inarrestabile del pistolero in abito nero durante la caccia all’uomo, servito quasi certamente da modello per quello del cyborg interpretato da Arnold Schwarzenegger nel Terminator di James Cameron (1984).

Inseguimento arricchito dalle immagini in soggettiva dell’assassino (una delle poche che presentino un qualche effetto speciale), non una novità per il cinema, questo tipo di ripresa si già vista in precedenza in altri film, come ad esempio in alcune opere dei nostri Mario Bava e Dario Argento, ma qui usata prima che John Carpenter e il suo Halloween (1978) la sdoganasse facendola diventare pratica usuale in un certo tipo di film prevalentemente horror.
Ma ad apparire ancora più inquietante è l’assunto di base di un luogo di divertimento dove è possibile cedere alle proprie pulsioni più basse senza paure di conseguenze perché indirizzate verso entità artificiali ma molto somiglianti agli esseri viventi.

Il film ricorda un altro lavoro di Crichton realizzato circa vent’anni dopo, il romanzo Jurassic Park (1990). Un altra cattedrale del divertimento occidentale, un Luna Park high tech con i dinosauri al posto dei robot, ma con la stessa propensione a uscire dai binari imposti dall’essere umano.

Come altri film sugli androidi e di fantascienza in generale, anche questo si interroga sullo sfruttamento delle nuove tecnologie e sul loro potere di replicare la realtà, rendendo difficile identificare il naturale dall’artificiale (concetto questo poi sviluppato maggiormente nel sequel). Altro discorso è quello dell’invadenza silenziosa dei tecnici del parco che guardano in maniera quasi voyeuristica, entrando e registrando con le loro telecamere nascoste le esperienze dei vari visitatori, tema quantomai attuale nell’epoca di internet e dei reality, ma tutt’altro che scontato negli anni settanta.

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5 Luglio 2011 in Il mondo dei robot

Film geniale, considerando anche l’epoca in cui è stato fatto. L’unica pecca è che si potevano sviluppare meglio tutti e tre i “mondi” in cui i turisti vengono mandati, mentre alla fine la vicenda si svolge quasi tutta solo nel Far West.

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