12 Luglio 2013 in The President

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

(6 stelline e mezzo)

Præsidenten, tratto dall’omonimo romanzo di Karl Franzos, è l’opera prima del regista danese Carl Theodor Dreyer. Il film racconta attraverso tre storie intrecciate le vicende della nobile famiglia Sendlingen coprendo tre generazioni della stessa. Per far ciò, Dreyer fa uso di lunghi flash back (cosa inusuale per Dreyer, visto che nei suoi lavori successivi manterrà pressoché intatta la continuità temporale). Elemento principale delle tre storie è sempre lo stesso, il rapporto tra uomo e donna, che in tutti i casi si rivela alla fine falso e doloroso: nella prima storia l’uomo sposa la donna pur non amandola, nella seconda l’uomo non sposa la donna pur amandola, ed infine nell’ultima storia Victorine resta vittima delle false promesse di un nobile. Osservando il film, è palese come Dreyer tende a rapportarsi in maniera differente con la figura dell’uomo e della donna: se col primo il regista ha un atteggiamento tutt’altro che benevolo, accusandolo delle colpe maggiori (due padri che non riconoscono i propri figli, tre gravidanze al di fuori del matrimonio, una figlia abbandonata), la donna invece viene ritratta con toni più dolci, disposta al perdono, identificata sempre come la vittima dei loschi piani ideati dagli uomini (vedi Victor che non vuole sposare la donna che ama per un giuramento fatto al padre). Simili concezioni dell’uomo e della donna da parte di Dreyer saranno elementi ricorrenti della sua filmografia (ad esempio Dies Irae e La passione di Giovanna d’Arco) e le motivazioni possono essere ricondotte alla vita personale del regista: egli infatti fu adottato, frutto d’una relazione tra un commerciante e la sua cameriera. Il fatto che il padre non volle riconoscerlo, né tantomeno sposare la madre, lo turbò per tutta la sua vita, arrivando a far passare sotto silenzio il fatto d’esser stato adottato tanto se ne vergognava.
Dreyer inoltre non manca di lanciare un’invettiva contro la magistratura, evidenziata sia dal processo grottesco contro Victorine e sia dalla figura di Victor, all’apparenza giudice severo ed inappuntabile ma interiormente passionale e debole, disposto a violare la legge che dovrebbe far rispettare pur di salvare la figlia. Molto bella una scena nel finale, costruita tramite il montaggio alternato, in cui viene mostrata tale contrapposizione: da un lato Victor festeggia con gli altri giudici la sua promozione, dall’altro vengono ultimati i preparativi per la fuga di Victorine.
In conclusione, per essere il suo primo lavoro penso che Dreyer se la sia cavata ottimamente. Il risultato è un film ben costruito, che ha probabilmente per punto debole l’uso dei flash back, che rende il film almeno nella prima parte abbastanza confuso.

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