Un altro film di Wes Anderson / 14 Marzo 2022 in The French Dispatch

Sono allenata a Wes Anderson da un paio di decenni.
Eppure, The French Dispatch mi ha colto impreparata.
Confesso che, forse, ho visto il film nella forma fisica inadatta e che tanta verbosità e sovrabbondanza di dettagli in scena mi ha frastornata.
Qui, infatti, come mai altrove, nella filmografia di Anderson, ho fatto spesso fatica a trovare il bandolo dello sviluppo narrativo dei singoli episodi e, perfino, il senso di alcune battute.
Probabilmente, dovrò rivedere il film, per apprezzare quanto sopra.

Intanto, so per certo che, se pure rappresenta l'(ennesimo) acme della produzione wesandersoniana, The French Dispatch mi è sembrato così manierista da arrivare a considerarlo puro onanismo.
C’è così tanta roba in scena che mi pare evidente che il film sia stato concepito come sollazzo del regista texano. Dal canto mio, sono stata stordita da oggetti, colori, luci e volti (ci sono alcuni attori ultrafamosi che, a malapena, pronunciano una battuta), tanto che mi sono domandata, forse per la prima volta al cospetto di un film del Wes, a che pro?

Presi uno per uno, i fotogrammi di The French Dispatch sono fantastici wallpaper, nessuno escluso (e c’è una bellissima “foto” di Léa Seydoux con una zanzara sulla guancia che…), ma mi domando se, da qui in poi, raggiunta questa vetta, Wes Anderson non abbia intenzione di fare “qualcos’altro”, di abbandonare il calore rassicurante (per sé e per i suoi aficionados, me compresa) dei suoi diorami, per tentare altre strade formali e narrative che non (mi) facciano esclamare con un po’ di rassegnazione: “Un altro film di Wes Anderson”.

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