Wrestling in Corea / 21 Agosto 2022 in The Foul King

Atipico film comico.
Un impiegato di una azienda, stufo che il suo capo lo bullizzi con una handlock, si rivolge ad un maestro di arti marziali per poter imparare come liberarsi.
Il maestro gli risponde al poveretto che non è di sua competenza: dovrebbe rivolgersi ad una scuola di wrestling
Il tipo, un po’ ingenuo, si lascia attrarre da un annuncio di una palestra: cercasi wrestler.
Un po’ maldestramente si rivolge all’istruttore della palestra per iscriversi ed imparare finalmente come liberarsi da questa fastidiosissima e ridicolizzante morsa alla testa.
Non viene preso sul serio finché, a sua insaputa, è necessario creare una figura di un lottatore scorretto, destinato a perdere contro il campione in carica. Viene scelto il nostro protagonista che entusiasta si presta ad un allenamento che lo condurrà sul ring.

Wrestler di notte ed impiegato di giorno.
Doppia vita per l’ingenuo protagonista della nostra storia.
Eppure non è affatto un film ingenuo, seppur alleggerito da una comicità genuina.
La società coreana è arrivista, intrisa di etichette e caratterizzata da gerarchie sociali.
In questo caso viene mostrata la vita piatta di un normale impiegato che da una sferzata alla monotonia con una nuova identità sul ring.
È lì che, portando anche un po’ della sua goffaggine, riesce a sciogliersi e a diventare un lottatore fuori dagli schemi, con una sorprendente crescita tecnica dovuta dall’impegno e la tenacia che applica ogni giorno.
Metaforicamente, la “morsa” da cui liberarsi è proprio quella della subalternità lavorativa, di un capo che può permettersi di ridicolizzarlo di fronte gli altri colleghi con una handlock, per uno scherzo che va oltre e diventa di cattivo gusto, angheria.

Le scene di wrestling sono girate sorprendentemente bene.
Song Kang-Ho (che conoscerete benissimo perché diventato celeberrimo per apparire in una infinità di film coreani) si è messo a disposizione per la ripresa di TUTTE le scene sul ring. Ed è sorprendente come agisca da atleta professionista.
Kim Jee-woon non si risparmia e ci mostra ogni mossa ed impatto, con un ottimo montaggio e senza disdegnare quella violenza che già vedemmo all’esordio e che poi si dispiegherà con la sua truculenza in I Saw the Devil.
Film apparentemente spensierato e lineare ma che sa offrire alcuni spunti di riflessione, sorprende per le scene d’azione sul ring, offre risate genuine ed alleggerisce il cuore dopo la visione.
Ha qualche colpo di genio (scena di Elvis fenomenale) pur rimanendo un film lineare.

Consigliato se siete interessati a una commedia sportiva e pe se volete vedere proprio tutto di Kim Jee-woon, per un film tristemente inedito in Italia e sottovalutato all’interno della filmografia del regista coreano.
Forse un passettino indietro rispetto a The Quiet Family ma comunque notevole per alcuni elementi.

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