Tár

Perplesso. Sono perplesso. Tàr è uno strano oggetto filmico che mi ha lasciato uno strano senso di incompiutezza.
La storia manca di mordente, il ritmo è pachidermico, l’atmosfera è snob, le intenzioni sin troppo chiare.

Nel regista è palese la volontà d’infastidire il pubblico. Todd Field decide di mettere i titoli di coda in testa. Non i reparti principali, proprio i titoli di coda completi all’inizio. Dal direttore della fotografia al ragazzo dei caffè. I primi 10 minuti li inchioda così. Poi è una sequela ininterrotta di sproloqui analitici su compositori e musica. E’ sufficiente dire che i personaggi e il mondo in cui si muovono ci vengono snocciolati nella prima ora. Un intera ora di setup nella quale vogliono solo farci capire che conoscono la materia che stanno trattando.

Il ritmo è il grande assente della pellicola. Una scelta deliberata ed infelice che proprio non mi spiego, dato che per quel che mi riguarda il ruolo del regista è quello che più associo alla figura del direttore d’orchestra. Com’è possibile eliminare il ritmo e il tempo dalla narrazione di un film del genere? Perplesso again.

Alla fine della fiera l’impressione è che il film viva esclusivamente della grandissima interpretazione di Cate Blanchett. Il suo personaggio è una donna potente, algida e ipnotica in un ruolo di comando. Il problema è che il suo personaggio è il film stesso. Storia e personaggio coincidono e purtroppo quello che vediamo nei primi 20 minuti è tutto quello che vedremo nelle restanti 2 ore e 28 minuti.

Le parti più interessanti sono quelle in cui Tàr interagisce con l’orchestra ma stiamo parlando di una manciata di scene.

In definitiva un film pretenzioso, inutilmente lungo, che vive quasi esclusivamente della luce emessa dalla sua stella principale.

Voto: 5,5