Le incertezze di Scola / 17 Agosto 2015 in Romanzo di un giovane povero

Uno Scola molto incerto, privo di mordente e di caratterizzazioni pienamente efficaci: in breve, trattasi di film dai toni troppo altalenanti, in cui ci si barcamena tra una tiepida critica sociale, un dramma quasi dostoevskijano, una storia romantica sbocciata male.
La seconda parte del film, poi, sembra soffrire di lungaggini, prolissità e ripetizioni.

Sordi, magistrale, interpreta una macchietta spaventosa e malinconicamente grottesca, la cui comparsa in scena vale, davvero, la visione del film.
In realtà, nel complesso, sono bravi anche gli altri interpreti, perfino Ravello, per cui non ho mai nutrito grandi simpatie, ed è molto interessante anche la Ferrari (Coppa Volpi a Venezia), benché il suo personaggio risulti, tra tutti, quello più avulso, quasi astratto, dalla vicenda, con il suo incessante parlare fatto più di sensazioni che di realtà.
Menzione anche per l’ultima interpretazione di Mario Carotenuto, qui in uno dei pochi ruoli “positivi” della sua carriera, tra i personaggi minori meglio delineati della vicenda, uno dei pochi che concorre concretamente a delineare un certo quadro d’ambiente.

Colpisce che la cornice architettonica principale del film, il Blocco Abitativo di Viale XXI Aprile, a Roma (vedi l’approfondimento https://www.nientepopcorn.it/cinema-e-architettura/) sia la stessa usata sempre da Scola in Una giornata particolare: si tratta pur sempre, in questo come in quel caso, di un racconto di solitudini, di intimità taciute per quieto vivere, eppure lo spazio costruito, in questo caso, ha -a parer mio- minor potere evocativo, quasi non influisce sull’evolversi della vicenda, rimanendo, infine, davvero sullo sfondo.

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