Questione di cuore

Il soggetto è bello, la storia è toccante, gli interpreti sono credibili (perfino Albanese, per cui, dal punto di vista cinematografico, io non nutro alcuna simpatia).
Il voto insufficiente è dovuto alla caterva di stereotipi, soprattutto estetici, di cui è farcito il film.
E che ci volete fare: ci sono cose per cui mi rivelo molto sensibile.
Tra queste, l’insofferenza nei confronti dell’arredamento delle case nei film.
E quella di Albanese è uno di quegli esempi indigeribili di Case da Film Italiano, in cui libri Adelphi e vecchi Bompiani sono disseminati con finta noncuranza nei posti più impensabili.
Ecco: ci vuol poco a disturbare un membro esigente della platea come me.

(me lo dico da sola: Ma va va va!)

Bello, al di là di ogni ragionevole aspettativa. Ne parlo perchè è uno dei pochi film sull’amicizia tra due uomini, descritta con allegria, amarezza, profondità e silenzi che parlano di più delle parole.
Due maschi diversi tra loro per aspetto fisico, carattere e psicologia si incontrano a causa di una malattia che diventa l’occasione per un incontro profondo.
Sarà così l’amicizia tra due uomini? “Questa è la domanda.. la risposta è la storia” come dice Albanese nel film..