Gattini, gattini ovunque / 23 Novembre 2021 in Il visionario mondo di Louis Wain

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

I gatti vittoriani di Louis Wain sono (per me) un po’ come i bambini dai grandi occhi della Margaret Keane celebrata da Tim Burton in Big Eyes: due o tre si fanno guardare, poi diventano stucchevoli e vagamente inquietanti.
Eppure, all’epoca della loro “invenzione”, intorno al 1890, i gatti domestici e antropomorfi dell’illustratore londinese ebbero un successo inaspettato, divennero di gran moda e, a quanto pare, contribuirono a sdoganare l’immagine dei mici come animali da compagnia. Fino a quel momento, infatti, i gatti venivano considerati buoni a catturare topi, oppure demonizzati e, in sostanza, nulla più.
Grazie all’osservazione del gatto di casa Peter, pare che Louis Wain (Benedict Cumberbatch) e, indirettamente, la moglie Emily (Claire Foy) contribuirono a illuminare il mondo sul fatto che i gatti siano degni di frequentare una casa, al pari di un cane, e siano buffi, imperfetti, irrazionali e originali, esattamente come gli esseri umani.
Insomma, con cartoline e libri illustrati che, oggi, potremmo definire quantomeno kitsch, Wain ha creato il fenomeno dei gattini (e, forse, suo malgrado, i buongiornissimo caffè!11!!).

Il film Amazon Il visionario mondo di Louis Wain diretto da Will Sharpe, co-sceneggiatore insieme a Simon Stephenson (che è stato anche soggettista del lungometraggio Disney e Pixar Luca), è un film gradevole ma imperfetto che, fin dal cartello iniziale, afferma perentoriamente di essere una storia vera (e non di ispirarsi a o essere tratto da). Io mi fido e penso che tutto quello che è mostrato nel film sia fedelissimo alla curiosa storia di Wain e vi confesso che non ho neppure provato a documentarmi in merito, prima di buttare giù questi sproloqui, toh.

Iperattivo e ricco di fantasia, fin da giovane, Wain dimostra una propensione per l’illustrazione e inizia a lavorare presso un famoso quotidiano londinese. Come il vampiro interpretato da Jude Law in Brivido di sangue, riesce a disegnare usando contemporaneamente entrambe le mani.
Ma è dopo lo scandaloso matrimonio con una istitutrice che diventa molto famoso come disegnatore di gattini in faccende affaccendati.
Dotato di un pessimo senso degli affari, distratto, afflitto da qualche problema mentale e da una famiglia tanto numerosa quanto esigente, Wain quasi non gode di fama e denaro e rischia di perdersi definitivamente nei gorghi ben poco luminosi della propria psiche.

A fronte di una narrazione (inizialmente) scoppiettante, capace di tratteggiare con efficacia una coppia di protagonisti (Wain ed Emily) poco convenzionale e una famiglia un po’ disfunzionale, progressivamente il film di Sharpe mostra i propri limiti, evidenti soprattutto nella nell’involuzione della psiche dell’illustratore, sempre più ossessionato dall’energia elettrica, e nella caratterizzazione dei personaggi minori (le sorelle e la madre di Wain, in fin dei conti, sono quasi tappezzeria e del padre di cui la madre sembra parlare spesso non si sa nulla).
Il viaggio di Wain negli Stati Uniti, poi, è particolarmente incolore e incide relativamente poco, sulla storia. Scivola via quasi silenziosamente anche il pur fondamentale intervento in suo favore dello scrittore H.G. Wells (interpretato nientemeno che da Nick Cave, fan dei gattini di Wain da diverso tempo). Il tema dell’emancipazione femminile, rappresentato -da un lato- da Emily e -dall’altro- dalle sorelle “inabili” e “insposabili” di Wain, lambisce stancamente la trama principale.

Come controcanto di un racconto via via più inconsistente, c’è l’apparato visivo del film, ricco e appagante: esaltati dalla fotografia di Erik Wilson, le scenografie di Suzie Davies e i costumi di Michael O’Connor, premio Oscar per Jane Eyre di Fukunaga, ribollono di umori preraffaelliti, con numerosi riferimenti a quadri di Millais, Hunt, Hughes, al movimento Arts & Crafts e agli studi di Ruskin.
Decisamente buono il trucco, che invecchia in maniera credibile alcuni personaggi.

Cast artistico composto da superstar britanniche (con qualche bonus): oltre a Cumberbatch e alla Foy e al citato Cave, in scena compaiono anche Toby Jones, Phoebe Nicholls, Adeel Akhtar e Taika Waititi. Nella versione originale, Olivia Colman è la voce narrante e onnisciente del film.

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