ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama
Dalla regia, mi dicono che il film Netflix Kate con Mary Elizabeth Winstead è la versione al femminile di Crank (2006) con Jason Statham.
Leggo la trama e, oibò, la sensazione è proprio quella.
Tolte le suggerite o personalmente comprovate somiglianze con altri titoli (e, escluso Crank, che non ho visto, ne ho ravvisto davvero tante altre) e al netto di belle scene d’azione, ben eseguite, ben post prodotte e ben montate, Kate è un film deludente su molti fronti.
La trama non offre alcuna novità sul versante action, non è particolarmente divertente, si prende molto sul serio (come la Winstead che, pur provando in ogni modo a dimostrare che la sua Kate è una tipa davvero tosta, perlomeno qui, ha zero carisma) e spreca l’unico spunto degno di nota (Ani che prova a uccidere Kate e Varrick che trova una nuova guerriera), allungando il brodo di circa 20 minuti.
Infine, mi domando: perché insistere sul fatto che Kate ama una bevanda analcolica jappo, la Boom Boom Lemon (peraltro, inesistente, quindi manco di marchetta si tratta), e poi non usare mai questa fissa per fini narrativi che vadano oltre alla mera “umanizzazione” del killer infallibile, magari affidando proprio a questa bibita la sostanza che avvelena la protagonista?
In definitiva, film inutile, di quelli che danno allo spettatore la sensazione di stare sprecando attimi preziosi della propria vita.
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