Delitti senza castigo. / 21 Febbraio 2014 in J'ai toujours rêvé d'être un gangster

Oltre agli omaggi al cinema di Chaplin, ad un vago accenno all’esordio di Kevin Smith e a quello esplicito, per via del titolo, a Goodfellas di Scorsese, i principali riferimenti di questo film sono Jarmusch e Tarantino. Bon. Assodato. Non occorre spiegare perché e percome: risulta tutto lampante fin dai primi minuti di visione.
Intorno a questi perni di notevole interesse estetico, girano quattro storie modulate sui toni dell’ironia grottesca che, con variazioni sul tema, parlano di delitti male orchestrati.
I personaggi delle singole vicende sono letteralmente adorabili, disorganizzati, impacciati come bambini, capaci di commettere solo atti illeciti all’acqua di rose.

Colonna sonora rétro, ben calibrata (azzeccati gli effetti sonori metacinematografici), dove compare anche il mio amato Celentano.

A conti fatti, a questa pellicola manca, forse, un quid (che fatico a definire, lo ammetto) per essere indimenticabile, ma si tratta comunque di un’opera interessante.

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