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In questo angolo di mondo

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Un buon film ma non ai livelli di uno qualsiasi di Miyazaki / 29 Ottobre 2018 in In questo angolo di mondo

Sunao Katabuchi si è formato con gli insegnamenti del maestro Miyazaki e questa cosa si nota, il suo film trasuda emozioni da ogni suo fotogramma ma purtroppo sono emozioni talvolta trattenute, anche se il messaggio che lascia, ovvero che in tempo di guerra sia possibile andare avanti con la propria forza di volontà, creandosi una sorta di impermeabilità al dolore, è lodevole.
Ho letto che è stato da molti paragonato a “Una tomba per le lucciole” di Isao Takahata ma questo film per me si focalizza troppo sulla vita di una ragazza che si trova costretta a cambiare vita e a fare i conti contro un destino che le scompiglia tutte le carte in tavola.
Un film dal punto di vista grafico molto bello e capace di coinvolgere lo spettatore, portandolo anche a riflettere sulle condizioni di vita di chi ha vissuto un conflitto mondiale che purtroppo non ha risparmiato nessuno.
Un buon film sicuramente da vedere ma non ai livelli eccelsi di uno qualsiasi di Miyazaki.

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In questo angolo di cuore / 20 Febbraio 2018 in In questo angolo di mondo

Difficile, considerando il periodo storico, non trovare analogie con il capolavoro dello Studio Ghibli ”Una tomba per le lucciole”; eppure Sunao Katabuchi, con il suo ”In questo angolo di mondo”, si differenzia dall’opera del maestro Isao Takahata in molteplici e diversi aspetti, stilistici e morali.
Se il cofondatore dello Studio Ghibli sonda ed esplora con tangibile mano l’ispido inferno di una realtà postbellica scevra della sua umanità, Katabuchi ( che in passato ha lavorato con Miyazaki ) sceglie di narrarne la speranza, la partecipazione, la condivisione; e lo fa partendo dal disegno.
Corpi piccoli, emaciati, esposti alle intemperie della guerra, eppure forti nelle loro solide convinzioni, a creare quasi un contrasto inesplicabile. Corporature appena accennate, ove l’espressività dei volti è affidata più ai sogni e alle emozioni, che ai tratti distintivi e somatici. E cieli, paesaggi, idilliaci ( che nessun conflitto può impedire di immaginare ), in cui si affacciano timide le impressioni e le fantasie della protagonista, fanciulla e poi donna. Non la donna emancipata e libera che ha sempre sorretto le fondamenta di ogni archetipo miyazakiano, ma una donna misurata, vincolata ai suoi affetti, nondimeno profondamente e intrinsecamente avviluppata alle sue illusioni, e ai suoi sogni. Sogni che scindono la pellicola in due aspetti peculiari (chimera e pragmatismo ), che incrociandosi, offrono una visuale poetica e struggente di un angolo di mondo

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