Esperimento in lockdown / 27 Luglio 2021 in Il giorno e la notte

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il film Il giorno e la notte diretto da Daniele Vicari è stato realizzato durante il lockdown della primavera 2020 legato all’emergenza sanitaria da COVID-19: in sostanza, gli attori in scena, coordinati a distanza, sono stati anche operatori, costumisti, direttori delle luci, fonici di presa diretta.
L’impegno complessivo mi è parso davvero notevole e, nonostante le difficoltà e i limiti imposti dalla situazione, la resa tecnica mi è parsa proprio buona.
Inoltre, mi ha colpito positivamente il fatto che il cinema, in questo caso, sia riuscito a sfruttare a proprio beneficio, anche in termini creativi, una condizione contingente, trasformando un accidente in possibilità.
Bravo Vicari.

Il giorno e la notte sfrutta la situazione legata al lockdown reale, per immaginarne un altro dovuto un presunto attacco batteriologico in corso nella città di Roma (ed è buffo come alcuni veri discorsi dei politici e servizi dei tg usati nel film s’attaglino perfettamente con la traccia narrativa di finzione).

La sceneggiatura ruota intorno alle storie di quattro coppie e mezza (che non si incrociano mai), alle prese con problemi relazionali perlopiù basati sull’incomunicabilità e sull’immobilità (emotiva, oltre che fisica). Nel corso del film, qualcosa cambia, nelle vite dei vari personaggi, ma alcuni cambiamenti sono solo apparenti.
Purtroppo, il film difetta un po’ dal punto di vista narrativo e, forse, soffre di un minutaggio leggermente eccessivo .

In sostanza, Il giorno e la notte mi è sembrato un buono e utile esercizio di tecnica (per attori e tecnici) che, però, non mi ha coinvolto in maniera particolare sul piano del racconto.
Nel complesso, però, mi sono sembrati ben centrati tutti gli attori: Francesco Acquaroli e Barbara Esposito; Dario Aita ed Elena Gigliotti; Vinicio Marchioni e Milena Mancini (più Giordano De Plano); Matteo Martari e, soprattutto, Isabella Ragonese, impegnata in quello che, al netto del contributo in scena di Martari, si riduce a un originale ed efficace soliloquio.

(Cinque stelline e mezza)

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