Frizzi e lazzi. E non è un film di Pierino / 11 Marzo 2024 in Drive-Away Dolls

Benché scritto e diretto da uno solo dei Coen (Ethan), trovo che Drive-Away Dolls sia un film perfettamente coen-iano, per soggetto (in sostanza, persone nel posto sbagliato, al momento sbagliato), atmosfera, tono e ritmo del racconto.
Però, a tratti, gira un po’ a vuoto, cioè sembra più un esercizio fatto per ammazzare il tempo che altro.

Non che, negli altri lavori della coppia, manchino la componente sessuale esplicita e certi spunti triviali, ma, qui, forse, si insiste troppo sul lazzo fine a se stesso cosa che, pur non volendo passare per puritana della domenica, mi ha fatto storcere il naso, più che altro perché non è un film di Pierino, ecco, e non è narrativamente necessario o richiesto, per esempio, fare ingroppare qualcuno da un cagnetto petulante solo per strappare una mezza risata in più.

Quel che, invece, mi ha fatto divertire davvero (anche se mi sono resa conto del divertimento solo a freddo, a film finito, parlandone con il mio compagno di poltrona) sono state le caratterizzazioni delle protagoniste: qui, Margaret Qualley è in un ruolo inedito che, a conti fatti, le calza proprio bene (ma qualcuno l’ha mai vista nella stessa stanza con Timothée Chalamet? No, perché, complice il taglio di capelli e gli abiti di questo film, i due sembrano separati alla nascita, secondo me) e la sua parlata a raffica con un accento nasale (che immagino sia quello del Texas, Paese da cui il suo personaggio dice di provenire) è buffa e coerente con l’atmosfera on the road e un po’ rétro del film (a proposito: non so/non ho capito perché sia stato ambientato proprio nel 1999. Ok, ora ci sarebbe stata troppa tecnologia di mezzo. Ma, allora, perché non il 1985 o il 1978? Curiosità personale); Geraldine Viswanathan (che non sapevo neppure chi fosse, prima di questo film) ha una gamma di espressioni del viso ampia e cartoonesca, altro dettaglio azzeccato.

In questi giorni, ho sentito parlare di questo film come di un omaggio al cinema di Almodóvar, Russ Meyers e non ricordo chi altri, ma, in tutta onestà, non mi è sembrato. Mi sbaglierò.

Insomma, la trama è un po’ buttata via (non che dipenda da questo, ma ci tengo a dire che la sceneggiatura è firmata da Ethan Coen e dalla moglie , la montatrice cinematografica Tricia Cooke), le scene di sesso (più ammiccanti che altro) si sprecano abbastanza, Pedro Pascal e Matt Damon si capisce che si sono prestati praticamente per amicizia. Però, il film fila, si risolve in un’ora e mezza scarsa -e, di questi tempi, è tutta manna dal cielo-, Beanie Feldstein riesce sempre a farmi divertire e Qualley mi è diventata pure più simpatica.

P.s.: cameo (non accreditato nei titoli di coda) di Miley Cyrus.

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