Cassandro

Gael García Bernal (qui, anche produttore esecutivo) è sempre stato un interprete appassionato, sensibile, garantito al limone, uno di quegli attori su cui fare affidamento per una resa efficace del lavoro. In questo film, fa pure le acrobazie da wrestler. Anzi, da luchador. Meglio: da luchador exotico.

Purtroppo, Cassandro non decolla, temo a causa di una sceneggiatura che, secondo me, non è riuscita a definire a dovere personaggi, sentimenti e contesti, che sembra esaltare il “non detto” e da cui sono scaturiti dialoghi impalpabili, al limite dell’improvvisazione.
Una bella fotografia e una regia non troppo banale non mi permettono di salvare il film da una sonora insufficienza.

Però, c’è una cosa che, in Cassandro, mi è piaciuta molto: la colonna sonora di Marcelo Zarvos, che mi è sembrata capace di creare un buon compromesso emotivo fra le più malinconiche sonorità centroamericane e un profondo senso di desolazione interiore.