Con The Gentemen, Guy Ritchie, ritorna alle black-comedy inglesi che lo hanno fatto conoscere al grande pubblico e che di certo gli appartengono di più.
(Apro una piccola parentesi) Dopo il buon Lock and Stock e l’ottimo Snatch, credo che Ritchie si sia perso, nel peggiore dei casi, nei meandri di una filmografia che non lo rappresenta(Travolti dal destino, Sherlock Holmes, King Arthur,Operazione U.N.C.L.E) e nel migliore dei casi in un tipo di cinema che sembra la brutta copia(Revolver, RocknRolla) dei suoi primi due “capolavori”. In entrambi i casi, comunque, volendo a tutti i costi mantenere alcuni dei suoi marchi di fabbrica, ciò che non ha funzionato(per me) è stata proprio l’unione di un certo tipo di regia e anche di stile, se vogliamo, con delle sceneggiature che non erano all’altezza o con dei soggetti che mal si sposavano con il cinema di Ritchie (chiusa parentesi).
Ora, quest’ultimo The Gentleman è sicuramente un film che ha dalla sua un’ottima messinscena: coppole, vestiti english e in stile scozzese molto particolari anche se un po tamarri a tratti, occhiali e barbe curate da hipster, capelli impomatati che raramente si scompigliano e una buona fotografia della campagna bucolica inglese.
Matthew McConaughey e Charlie Hunnam fanno il loro buon mestiere e ricompare uno sparito Hugh Grant che sembra aver ritrovato un po di smalto, donando al suo personaggio infingardo il giusto livello di viscidume.
Anche a livello di montaggio c’è bene poco da dire, la storia scorre fluidamente e nonostante i personaggi in ballo siano parecchi e i salti narrativi anche, durante la visione non ho riscontrato buchi di sceneggiatura e ai titoli di coda l’intreccio narrativo risulta sciolto senza troppi mal di testa.
(Io l’ho visto in lingua originale, non mi prendo responsabilità per chi lo vedrà doppiato, dopo aver visto il trailer in italiano ho pensato “no grazie”)
Il motivo del mio voto è che nonostante abbia abbastanza apprezzato questo The Gentlemen in quanto intelligente ritorno alle radici, quello che manca qui è il mordente, sembra come se i classici personaggi dei classici film di Ritchie si siano imborghesiti, forse anche Ritchie si è imborghesito. Ritchie(scusate la ripetizione) faceva i film con facce “brutte” come quelle di Vinnie Jones, Jason Fleming, Lennie James, Alan Ford Dexter Fletcher e l’atmosfera sporca e criminale che si respirava nell’aria sembrava vera nella sua tragicomica surrealtà. Dei belli come McConaughey e Hunnam e Farrell(forse il personaggio più Ritchiano, il suo), nonostante buone interpretazioni, per carità, li vedo come una nota stonata in questo tipo di film, troppo di presenza con i loro bei vestiti eleganti e le barbe curatissime e i macchinoni e le case costose, è come se creassero un involontario effetto patinatura, non so spiegarlo nemmeno io.
Capisco anche però che non si può ripetere sempre la stessa formula e apprezzo il tentativo, per me nel complesso riuscito, di creare qualcosa di innovativo che non snaturasse eccessivamente l’essenza delle commedie nere di Guy Ritchie
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