3 Recensioni su

Brimstone

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Ultra violento, ma poco originale / 7 Giugno 2020 in Brimstone

A fronte di prove varie di gusto per il sadismo e la violenza, Brimstone del regista olandese Martin Koolhoven è un film abbastanza convenzionale nella forma e nello sviluppo narrativo. Non contiene nessun elemento peculiare (fotografia, costumi, musiche… azzardo -perfino- acconciature) che lo renda davvero originale.
Il finale mi ha deluso molto, con quella voce fuori campo avulsa dalla filosofia del film, che, fino a quel momento, sembra aver scelto di raccontare esclusivamente per immagini/fatti, senza elucubrazioni, riflessioni.

Di analogo stampo nordeuropeo, con caratteristiche non troppo dissimili e analogamente violento, ho apprezzato molto di più The Salvation (2014) del danese Kristian Levring con Mads Mikkelsen. Sarà un caso che, anche qui, la protagonista femminile (Eva Green) non parli?

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Forze primordiali / 3 Marzo 2019 in Brimstone

Il paragone tra Brimstone e i film di Tarantino si è sentito spesso: soprattutto per la violenza esibita e per la struttura temporale complessa. Ma sono evidenti anche le differenze rispetto a Tarantino: la mancanza di ironia e la concentrazione monomaniacale sulla vicenda, senza concedere spazio a sviluppi secondari. Quest’ultimo punto gioca a favore del film, che acquista così potenza, grazie anche ai suoi protagonisti molto poco realistici, vere incarnazioni di forze primordiali: il Male e la Determinazione. La stessa successione temporale inversa dei capitoli (tranne l’ultimo, che è il seguito del primo) è funzionale alla storia, a differenza dell’uso più che altro estetico che ne fa Tarantino.
Invece la violenza è un punto debole: non per lo snodo principale (e sconvolgente) della trama, che rimane pudicamente nascosto, quanto per certi eccessi gore (mi verrebbe quasi da dire «viscerali»…), e per l’uccisione di un animale che ha tutta l’apparenza dell’autenticità (ho cercato invano in coda ai titoli l’usuale rassicurazione della Humane Society); Martin Koolhoven in un’intervista parla sibillinamente di «a scene with a pig that was complicated to do, from an emotional point of view as well as a technical». Anche la durata avrebbe dovuto essere un po’ limata, anche se non ci si annoia molto.
Riguardo agli attori: Dakota Fanning esibisce la sua consueta maschera un po’ stoica, qui più adeguata che altrove; Guy Pearce dà un’interpretazione contenuta di un personaggio eccessivo, cui forse avrebbe giovato qualche guizzo satanico in più; Kit Harington funge un po’ da attrazione per una parte del pubblico, ma il suo personaggio è comunque un misto interessante di cavalleria e brutalità; Emilia Jones è forse la migliore, considerando anche l’età (tredici anni all’epoca delle riprese). Deliziosa la sua risposta al regista che le chiedeva quale fosse la sua scena preferita: le era piaciuto moltissimo essere trascinata nel fango.
Il giudizio su un film non è mai definitivo: molto dipende da come si incide nella memoria. È presto dunque per dire l’ultima parola su Brimstone, ma il fatto stesso che ci si ponga la domanda indica che si tratta perlomeno di un film non comune.

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So many lines crossed / 16 Marzo 2017 in Brimstone

E’ uno dei film più crudeli e disgustosi che abbia mai visto.
Sono indecisa se mi sia piaciuto o meno, credo che la trama tocchi troppo gli apici del sensazionalismo.
Non saprei davvero cosa dire al riguardo, il personaggio del Reverendo è atroce.
Dakota Fanning è magnifica, per ragioni di trama il suo personaggio ha pochissime battute eppure riesce a comunicare tutto attraverso lo sguardo e il linguaggio del corpo.

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