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Asteroid City

/ 20236.269 voti

Un esperimento mal riuscito… / 3 Ottobre 2023 in Asteroid City

Non sono un conoscitore del regista Wes Anderson, ma non ho mai scelto o giudicato un film dall’etichetta o copertina; Asteroid City nel mio immaginario doveva essere qualcosa di affascinante in stile fantascienza anni 40 con quei colori e le atmosfere retrò… per chi era un fan dell’Amiga, un It came from the desert rivisto e migliorato… purtroppo invece niente di tutto ciò nonostante un cast stellare… noioso ed assurdo… occasione sprecata…

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Bei colori / 27 Settembre 2023 in Asteroid City

Da qualche tempo su un notissimo sito escono regolarmente dei falsi trailer di film famosi – Guerre Stellari, Il Padrino, Shining e tanti altri – attribuiti alla regia di Wes Anderson e girati alla sua maniera: colori pastello, ambientazione rétro, il ruolo di protagonista assegnato invariabilmente a Bill Murray, Edward Norton o Adrien Brody. I trailer, oltre che divertenti, sono molto convincenti (sono generati da intelligenze artificiali): si ha la sensazione di precipitare in un universo parallelo, in cui Wes Anderson sia effettivamente il regista del Signore degli Anelli o di Avatar.

Questo innocuo divertissement è però il sintomo di qualcosa di più serio: se è così facile produrre un video attribuibile senza esitazione a Wes Anderson, sorge il sospetto che la poetica del regista si riduca appunto ai colori pastello, alle inquadrature simmetriche e ordinate e all’utilizzo di un certo numero di attori feticcio. Possiamo mettere alla prova questo sospetto con Asteroid City, unanimemente giudicato come uno dei più tipici film wesandersoniani. Cosa troviamo in un’ora e quaranta minuti, oltre ai colori pastello e alla flemmatica perplessità con cui i protagonisti accolgono invariabilmente le continue assurdità in cui si imbattono? Ben poco, direi: la trama è meno che esile, i personaggi si distinguono più per qualche individuale bizzarria che per profondità di carattere. Qualche critico ha voluto vedere in questo nulla dei ricchi panni ricamati; io non sono convinto. I frequenti inserti in bianco e nero, in cui il film si trasforma in un documentario su un’opera teatrale dello stesso titolo e argomento, aggiungono un elemento di confusione e pseudo-intellettualismo.

Lo stile visivo di Wes Anderson resta esteticamente apprezzabile; ma un film dovrebbe offrire molto, molto di più.

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