Ramen e stoicismo / 22 Febbraio 2022 in The God of Ramen

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

La storia del Taishoken e del suo proprietario ha quell’afflato che, in molte occasioni, ho trovato in manga e anime, in cui il protagonista fa cose “sovraumane” e si sacrifica, letteralmente, in una sorta di auto-immolazione programmata.
In questo caso, però, siamo di fronte a una persona reale, perciò stupisce lo stoicismo (un po’ stolido, a voler essere insensibili) di un uomo che sacrifica la propria salute e la propria vita sociale, un po’ per provare a lenire un dramma personale, un po’ per dare piacere -con la propria cucina- ad altre persone.

Qui, Yamagishi-san è un settantenne con molteplici problemi fisici che, nonostante la fatica, il dolore e gli avvertimenti dei medici, non cambia di una virgola il proprio approccio alla vita e al lavoro, fustigandosi di fatica. Per lui, modificare la posizione di una ciotola nel suo negozio vorrebbe dire tradire la memoria della moglie. Per lui, tenere chiuso il negozio di ramen un giorno di troppo vorrebbe dire privare i suoi clienti di un piatto che, fatto in quel preciso e immutabile modo, è possibile trovare solo nel suo ristorante.

Insomma, Yamagishi-san, generoso e insondabile, è un personaggio, nel vero senso della parola.

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