Recensione su Gloria

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I ritratti di signora di Sebastian Lelio / 7 Marzo 2019 in Gloria

Per me, Sebastián Lelio si conferma un narratore sapiente e sensibile capace di tratteggiare con grande credibilità figure di donne difficili da dimenticare.
Prima di Gloria, ho visto Una donna fantastica, Oscar 2018 come miglior film in lingua straniera, apprezzando la definizione narrativa di una protagonista coraggiosa e indomita.
In questo lavoro, trovo confermate le propensioni del regista cileno.

Qui, Lelio parla di Gloria, una donna vicina ai 60 anni, separata, madre di due figli ormai adulti, quasi nonna, che, pur apprezzando la propria indipendenza, non disdegna la possibilità di iniziare una nuova relazione legandosi sentimentalmente a un uomo.
Gloria non si è ancora stancata di essere una ragazza, anche se la sua carta d’identità vorrebbe dimostrare il contario. Ma è una ragazza concreta, sogna ma non ha illusioni. Solo, comincia a essere spaventata, forse, dalla solitudine.
Così, decide di fidarsi di un uomo che sembra in sintonia con lei, apparentemente dotato della giusta sensibilità e molto appassionato.

Il film di Lelio si basa sull’assunto che non è l’età anagrafica a definire le persone, in positivo o in negativo. Questo è compito dell’esperienza.
Checché ne dica lo spirito, comunque, rimettersi in gioco “a una certa età” è difficile: a venire meno, è, soprattutto, il tempo, la sensazione che la prossima occasione potrebbe essere l’ultima.
In questo senso, la storia raccontata in Gloria mi è sembrata molto simile a quella del dramedy Non dico altro (uscito nel 2013, proprio come il film di Lelio) con Julia Louis-Dreyfus e James Gandolfini. Benché i toni complessivi siano molto diversi (il film americano tende a un maggior romanticismo esplicito e induce facilmente alla risata), Gloria non manca di un’ironia che sgorga naturale dalla sua protagonista e dall’attrice che la interpreta, la strepitosa Paulina García, premiata con l’Orso d’Argento a Berlino. Con la sua aria un po’ svagata, un leggero sorriso perennemente sulle labbra e un paio di occhiali dalla montatura fuori moda (mi hanno ricordato quelli di Dustin Hoffman in Tootsie!), la Gloria della García è una donna dalla personalità sfaccettata, prismatica, che desidera ancora dare e ricevere molto dal mondo, errori compresi.

Fra le scene più emblematiche, c’è il finale del film, sulle note della versione ispanica della canzone “Gloria” di Tozzi. Non so se Lelio abbia tratto spunto dal testo del brano, ma, secondo me, il testo italiano calza come una seconda pelle alla donna interpretata dalla García. “Gloria, acqua nel deserto, lascia aperto il cuore, scappa senza far rumore, ecc.”…

Curiosità: proseguendo l’originale tradizione dei registi che rifanno le proprie opere (vedi Haneke o Hitchcock), nel 2018, Lelio ha scritto e diretto il remake di questo film. In Gloria Bell, la protagonista è interpretata da Julianne Moore e, sulla carta, la scelta mi sembra davvero buona, anche se ribadisco che Paulina García è grandiosa.

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