Recensione su BoJack Horseman

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L’infelicità regna sovrana, anche ad Hollywoo(d) / 14 Ottobre 2018 in BoJack Horseman

Avrei un sacco di cose da dire, ma non so neanche da dove potrei iniziare per descrivere una serie che è un capolavoro in ogni senso: narrativo, estetico, filosofico, eccetera.

Quando guardi i primi episodi pensi che sarà un’ altra sit-com animata sulla falsariga de i Griffin o South Park, un qualcosa da guardare a tempo perso e senza pretese. Poi alla fine di ogni episodio ne esci sempre con qualche graffio, perché sai che tu potresti essere Bojack: una persona egoista, orgogliosa e un po’ misantropa, ma in realtà fragile e debole. Una persona che allontana da se le persone che le vogliono bene, bisognosa di affetto e di approvazione e con la paura di non essere mai all’altezza delle aspettative. Una costante ricerca della felicità che, in modo tragicomico, ti lascia con un vuoto interiore, con un angoscioso male di vivere (non in senso montaliano) e con i demoni che ti perseguitano e ti divorano all’interno. Non c’è nulla di consolatorio, soltanto la dura verità.

“Il lieto fine è una cosa inventata da Steven Spielberg per vendere biglietti. È come il vero amore, le Olimpiadi di Monaco. Sono cose che non esistono nel mondo reale. Dobbiamo continuare a vivere guardando al futuro.” (1×05)

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