Recensione su Habemus Papam

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Habemus Papam? Qui non abbiamo (quasi) nulla, men che meno il Papa / 29 Settembre 2013 in Habemus Papam

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

A me Nanni Moretti non piace proprio. E’ brutto, ma brutto davvero. Ed è antipatico, ma antipatico davvero. E non sopporto nemmeno il timbro della sua voce, così stentato e fastidioso. E l’unico film che potevo dire di aver avuto il piacere di vedere della sua filmografia di regista/attore è La Stanza Del Figlio al quale ho dato un 6 alle buone intenzioni. Nonostante però queste premesse non ho avuto pregiudizi di sorta verso Habemus Papam di cui avevo sentito parlare molto e piuttosto bene e la cui trama destava in me parecchia curiosità. Alla fine della fiera sono però dovuta giungere alla conclusione che il cinema di Moretti non fa per me.
Le uniche (e dico le uniche) note positive del film sono l’idea di fondo (come per La Stanza Del Figlio), quei guizzi di leggera ironia che a volte la sceneggiatura ci regala (ad esempio ho parecchio apprezzato il sarcasmo sui giornalisti e i media in genere) e poi la fotografia piuttosto curata. Per il resto Habemus Papam è un film ambiguo e insensato.
Abbiamo un Papa che no, non ha perso la fede, semplicemente non vuole fare il Papa, ma (indovinate un po’?) in gioventù sognava di fare l’attore a teatro; una folla mondiale di fedeli (e non) che segue attonita lo svolgersi degli avvenimenti; le massime autorità della Chiesa che cercano di arrivare alla soluzione più veloce (e possibilmente più semplice) del problema; una rappresentazione del clero simpatica (anche se a volte un po’ presuntuosa), ma non so quanto veritiera; uno psicoanalista non credente (ma era proprio necessario dirlo?) chiamato ad aiutare il Papa con cui però parlerà una sola volta per poi essere comunque costretto a rimanere nel Conclave e per poi finire a dare consigli su tranquillanti e quant’altro e ad organizzare letture critiche della Bibbia, giochi di carte e un immancabile torneo di pallavolo tra i cardinali; la compagnia teatrale che mette in scena Cechov (?!); e poi l’interessantissimo personaggio di Margherita Buy (una delle poche attrici italiane che apprezzo qui brutalmente sprecata) col suo Deficit di Accudimento (come avremmo fatto senza?). E tutto questo per cosa? Perché alla fine il Papa riesca sì a trovare il coraggio di fare il suo discorso, ma solo per dire che no, non se la sente proprio di fare il Pontefice. Insomma, tanto rumore per nulla: era tutto nella prima mezz’ora di film. Il vagare del Papa tra la gente comune (anche questa una buona idea sviluppata male) che senso ha avuto? Nessuno: lui vuole solo scappare, scomparire, assistere buono buono alla rappresentazione di Cechov a teatro (tutto questo mi ha fatto tornare in mente un libro letto un po’ di tempo fa, Che Ne è Stato Di Te, Buzz Aldrin?, incentrato proprio sulla figura di un ragazzo che non vuole nulla dalla vita se non essere secondo, vivere nell’ombra, non trovarsi mai al centro dell’attenzione, andare avanti per la sua strada senza grandi scossoni).
Comunque, tornando a noi, ripeto che l’idea di fondo del film é buona: Habemus Papam mostra una figura importante, quasi mitica, come quella del Pontefice, con le paure e le debolezze (o si tratta di autocoscienza?) che, almeno una volta nella vita, paralizzano tutti noi facendoci credere (o facendoci capire?) di non essere all’altezza della situazione, ma poi calca troppo la mano, esagera, e consegna allo spettatore non un uomo depresso ma peggio ancora inetto (sulla scia di un certo Zeno) che ha scoppi d’ira insensati, che forse nella vita ha sbagliato tutto, che in poche parole non vuole prendersi alcuna responsabilità e che, diciamocelo, riesce anche a rendersi piuttosto antipatico. Forse persino più del personaggio di Moretti, anche quello un po’ nevrotico e, dato com’è andata sviluppandosi la storia, inserito nel film solo per permettere al regista di dire quelle due o tre cose di sinistra che deve dire in ogni sua opera (sennò non dorme in pace la notte).
Non so, avrei preferito un film meno caotico, magari con lo stesso finale inconcludente, ma più raccolto ed intimo, incentrato maggiormente sulle radici della crisi di quest’uomo, di questo Papa, e sul suo rapporto con lo psicologo che poteva diventare (perché no?) una di quelle amicizie che vanno oltre le differenze e che magari fanno migliorare entrambi (un po’ come ne Il Discorso Del Re), ma sto divagando… La domanda finale è: quand’è che Moretti, oltre ad avere buone idee, farà anche buoni film?

1 commento

  1. Nadja / 28 Settembre 2018

    ma è una recensione del film o un tuo giudizio su Nanni Moretti come persona?

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