L’Inferno come non lo avete mai visto / 5 Febbraio 2024 in Hazbin Hotel

Prima stagione

Prima dell’arrivo di questa serie tv animata (prodotta da A24) su Prime Video, non sapevo nulla di Hazbin Hotel.
Invece, questo dell’animatrice Vivienne Medrano è un progetto complesso che ha avuto una lunga genesi (pare che la trentunenne Medrano ci stesse lavorando dai tempi delle scuole medie), un primo esito destinato al web (il pilot, disponibile su YouTube, ben doppiato anche in italiano grazie a un gruppo di fan, risale al 2019) e uno spin-off, sempre disponibile online come web series, Helluva Boss.
A gennaio 2024, finalmente, il suo sviluppo definitivo è approdato sul catalogo internazionale della piattaforma Amazon.

Hazbin Hotel è una serie tv animata per adulti (già rinnovata per una seconda stagione), che miscela generi e argomenti: nei primi 8 episodi, convergono a ritmo forsennato commedia, fantasy, horror, coming of age, musical, temi LGBTQI+, citazionismo.
Il risultato è una girandola coloratissima, rumorosa, frastornante e, in molti casi, abbastanza divertente, piena di idee strambe e, talvolta, interessanti (per esempio, risulta un po’ difficile immaginare le schiere celesti in versione sboccata e assetate di sangue).

La storia si svolge perlopiù all’Inferno che, qui, è immaginato come una città perimetrata da un pentacolo e suddivisa in quartieri tematici (per esempio, Cannibal Town).
Charlie Morningstar è la figlia pucciosa e trillante di Lucifero e Lilith. È una giovane donna entusiasta e altruista che ha un sogno: salvare le anime dannate dallo sterminio periodico dei dannati che il Paradiso mette in pratica per evitare il sovraffollamento degli Inferi.
La ragazza ha aperto un hotel, per redimere le anime e consentirgli di lasciare l’Inferno e spostarsi in Paradiso.

Due cose mi hanno colpita molto positivamente:
– la ricchezza e l’originalità delle animazioni e dei character design che dimostrano di avere un grado di complessità estetica impressionante (per dire: ogni volto ha una gamma innumerevole di espressioni… degli occhi);
– l’alto numero di brani musicali (in media, due a episodio). Alcuni sono davvero davvero notevoli, anche per via di una entusiasmante sincronizzazione musica-animazione e per alcune invenzioni visive.
Purparlé, credo che i miei intermezzi musicali preferiti della prima stagione siano Loser, Baby e Poison, contenuti entrambi nel quarto episodio (quello che ha avuto una certa risonanza mediatica, per via della rappresentazione di un’aggressione sessuale di gruppo). Ma, a fronte di qualche leziosità di troppo, tutte le sequenze musicali sono impressionanti, per dinamismo e ricchezza;
– a proposito di esecuzioni musicali, plauso sia al cast originale che a quello italiano: con poche eccezioni, oltre a occuparsi dei dialoghi, tutti i doppiatori cantano i brani assegnati ai rispettivi personaggi. Fra di loro, per esempio, oltre a Rossa Caputo (Charlie), Nanni (Alastor) e Oreste Baldini (Vox), Domitilla D’Amico (Sera) e Fabrizio Vidale (Lucifero), c’è anche Neri Marcorè (il barista-gatto ludopatico Husk).

Altri elementi, invece, li reputo negativi:
– la ricchezza e l’originalità delle animazioni e dei character design che dimostrano di avere un grado di complessità estetica impressionante… Lo so, sembra un controsenso, dato che annovero questa cosa anche fra gli aspetti positivi, ma tanta ricchezza è fiaccante. Perlomeno, secondo me, gli stimoli visivi (e sonori) della serie sono così tanti che rischiano di distrarre o, addirittura, stancare lo spettatore, impedendogli di apprezzare al 100% tutto ciò che compare in scena. Però, plauso a disegnatori e animatori: il loro lavoro è stato palesemente gigantesco;
– la trama: 1) non mi è chiaro perché, nella serie A24, non sia stato inserito quanto viene raccontato nel pilot disponibile su YouTube che chiarisce alcune cose sulle premesse dell’intera storia; 2) alcuni snodi narrativi sono fumosi, un po’ perché soverchiati dal dinamismo della messincena, un po’ perché sembrano usciti da un gioco di bambini dove vale tutto e c’è poca consequenzialità causa-effetto;
– i personaggi: c’è una certa (e, secondo me, non del tutto giustificata sotto l’aspetto narrativo) sovrabbondanza di personaggi. Per esempio, Cherry Bomb, la tuttofare Niffty e Sir Pentious mi sono sembrati abbastanza inutili [anche se al cobra inventore si deve la presenza degli Ovetti, the Egg Bois, nella versione originale, scagnozzi/figli in stile Minions che trovo buffi e perfino teneri e a cui devo una delle battute migliori della serie tv sentite finora: – Oh, guardate! Frank è lassù!- (dice uno di loro) – Abbiamo un nome?!? (domanda un altro)];
– il linguaggio scurrile: non certo per la sua natura, ma per l’uso a tratti infantile, forzato, poco “raffinato” (mi si conceda l’ossimoro) che ne viene fatto. A tratti, qui, l’uso delle parolacce suona davvero artificioso.

Mi sono chiesta a lungo il significato di Hazbin Hotel e, forse, una spiegazione viene fornita nel quinto episodio: mentre Lucifero e Alastor discutono, Lucifero dice provocatoriamente che “Hazbin” corrisponde a “è stato” (nel senso di “trapassato”) in lingua inglese, in forma contratta (has been —> hazbin).
Per ora, me ne sto e aspetto lumi, perché non sono riuscita a trovare altre informazioni in merito.

Voto prima stagione: sei stelle (del mattino) e mezza.

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